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Finalmente la tampon tax: quando arriva e di cosa si tratta?

Il Consiglio dei ministri, riunito a Palazzo Chigi, ha finalmente approvato il documento programmatico di bilancio che prevede l’abbassamento dell’iva sugli assorbenti dal 22% al 10%.

Sebbene l’obiettivo fosse quello di ridurre l’iva al 4%, il risultato resta abbastanza soddisfacente. Di certo, è un passo in avanti, lungo la strada che mira all’eliminazione del gender gap.

Vero è che l’Italia resta tra i paesi con l’iva più alta al mondo, ma il 22% va applicato ai beni considerati “di lusso”. E per certo, il ciclo mestruale non è un lusso.

COOP combatte da anni per questa causa, lanciando offerte ad hoc per la sensibilizzazione sull’argomento. Torna, infatti, la campagna “Close the gap”, che prevede l’abbassamento dell’iva al 4% sugli assorbenti firmati coop, con valenza fino al 3 novembre.

Lo scopo, naturalmente, è quello di prendere posizione su un tema particolarmente caldo e attuale, schierandosi in maniera chiara e non fraintendibile.

Tampon Tax: come funziona

Il 19 ottobre scorso, il governo Draghi ha, per l’appunto, varato la riduzione della “tampon tax” nella Manovra 2022, inserendola nella nota che segue l’approvazione del DPB.

L’intervento si affianca alla lotta contro la cosiddetta “pink tax”, ossia il fatto che determinati prodotti costino più per le donen che per gli uomini.

L’esempio più immediato è quello di rasoi, lamette, deodoranti e prodotti per la cura del viso. Le donne, stando ad una ricerca condotta da una società tedesca, si troverebbero a spendere oltre il 52% in più rispetto agli uomini.

Dall’altro lato, è vero anche che, ad esempio, lo shampoo e il bagnoschiuma sono più cari per gli uomini: in questo caso si parla di una “blue tax”.

Per quanto riguarda gli assorbenti, per forza di cose, un paragone non è pensabile: restano comunque interessanti alcune affermazioni emerse durante la pandemia.

Sono state registrate manifestazioni in Italia, in cui si chiedeva che le mascherine non venissero tassate o che fossero, addirittura distribuite gratuitamente.

La motivazione era piuttosto semplice: “dobbiamo indossarle per forza, non è una scelta”.

La risposta di molte donne è arrivata rapida e in maniera abbastanza prevedibile: “è quello che diciamo noi da sempre! Secondo voi avere il ciclo è una scelta, invece?!”.

 

Chiara Casagrande

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