Esteri

Perché il “tomahawk chop” è considerato come un gesto razzista?

Donald Trump, 45°presidente degli Stati Uniti, torna a far parlare di sé. Nel weekend, infatti, Trump è andato ad Atlanta (Georgia) per vedere una partita di baseball insieme alla moglie Melania e ha preso parte a un gesto, chiamato “tomahawk chop”, che ha scatenato aspre polemiche. Il tomahawk chop, infatti, è considerato offensivo e razzista dai nativi americani.

La partita incriminata era il Game 4 della sfida tra Atlanta Braves e Houston Astros per le World Series. A un certo punto, però, i Braves padroni di casa hanno eseguito il tomahawk chop, muovendo avanti e indietro un braccio con un andamento che ricorda l’uso dell’ascia (“tomhawk”) da parte di un guerriero indiano. Per gli Atlanta Braves sarebbe una tradizione, una parte del gioco, ma le comunità di nativi americani la vedono diversamente.

Fawn Sharp, presidente del National Congress of American Indians (NCAI), ha infatti stroncato categoricamente questo rituale. “I nativi non sono mascotte” ha dichiarato, “e rituali degradanti come il ‘tomahawk chop’ che ci deumanizzano e ci danneggiano non devono avere spazio nella società Americana” (CBS). Non si tratterebbe di una semplice tradizione sportiva, quindi, ma di un gesto che rievoca un’immagine selvaggia e crudele dei nativi.

Il caso “tomahawk chop” non è la prima diatriba che vede coinvolto Trump nel mondo del baseball. Nel mese di aprile, infatti, l’ex presidente aveva lanciato un appello a boicottare la Major League Baseball (MLB), dopo che il  2021 All-Star Game si era spostato da Atlanta a Denver (Colorado), come segno di protesta contro la nuova legge della Georgia che limita l’accesso al voto.

Sara Bichicchi

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