Chi è Ariana DeBose? Dall’infanzia complessa alla vittoria agli Oscar 2022

Cenni biografici

Ariana DeBose è nata in North Carolina figlia di una donna caucasica, l’insegnante di scuola media Gina DeBose e padre afro-portoricano.

È cresciuta incarnando entrambe le culture, con la convinzione che si possa essere tanto nella vita, come persone, senza doversi per forza fermare nei confini di un’unica casella.

La DeBose ha quindi nel suo bagaglio genetico origini afroamericane, portoricane ed italiane.

È entrata nel mondo dello spettacolo nel 2009 con il reality So You Think You Can Dance.

L’arte, come dichiarato dall’artista stessa, è stata la sua salvezza, l’unico modo per esprimere se stessa completamente.

La vittoria agli Oscar 2022

In tanti la davano per favorita e difatti a trionfare è stata lei.

Ed è una vittoria che fa la storia sotto molteplici punti di vista: prima di tutto la DeBose è la prima attrice nera queer a vincere l’Oscar.

Il premio come miglior attrice non protagonista è arrivato in seguito alla sua interpretazione nel remake di Spielberg dove interpreta Anita, lo stesso personaggio che sessant’anni fa aveva premiato Rita Moreno con un altro Oscar.

“Adesso avete capito perché Anita dice ‘voglio vivere in America’?” ha dichiarato l’attrice, emozionatissima “perché anche in questo mondo folle si possono realizzare i sogni. Se dovessi ringraziare tutte le persone che mi hanno portato qui staremmo insieme fino ai prossimi Oscar. È il massimo della vita, e un grazie lo devo a Rita Moreno che è stata fantastica. Sono così grata, la tua Anita ha aperto la strada a tonnellate di Anite come me, e ti amo”.

Infine un ricordo direttamente dalla infanzia che, come la stessa attrice ha dichiarato più volte, non è stata di certo semplice “Immagina questa bambina seduta sul sedile posteriore di una Ford Focus, guardala negli occhi. E ora guarda questa ragazza nera, queer, afroamericana, che ha trovato il coraggio attraverso l’arte e ora è qui che festeggia. Per chi ha mai messo in dubbio la vostra identità, vi ricordo che c’è un posto per noi: c’è un posto per tutti”.