Se “Bella Ciao” sia stata o meno cantata dai partigiani durante la Resistenza non è mai stato realmente verificato.
Le origini
Le fonti più accreditate confermano che la canzone divenne il simbolo della Resistenza soltanto venti anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale: è proprio l’Anpi, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, a parlare di “invenzione di una tradizione”.
Quello che però veramente importa è che questa canzone sia diventata l’inno di tutti quelli che lottano per liberarsi da un potere oppressivo.
Rappresentazioni moderne
Numerosi i movimenti di resistenza da essa accompagnati dalla metà del ventesimo secolo ad oggi, ma è grazie a fenomeni di massa come “La casa di Carta” che essa è potuta diventare un fenomeno planetario vero e proprio.
In seguito alla messa in onda della serie, visibile su scala globale, le maschere di Dalì e la canzone “Bella ciao” sono iniziati a spuntare in tutte le manifestazioni del mondo, associate a lotte di classe, ma anche di genere e ambientaliste.
Dopo Il Professore & Co. è toccato a un altro gruppo di combattenti intonare “Bella Ciao” sullo schermo, i protagonisti di “Freaks Out” di Gabriele Mainetti, ambientato nella Roma occupata dai nazisti.
L’ultimo film del regista romano parla si di accettazione della diversità, ma anche di lotta e resistenza.
L’accettazione della diversità e la lotta contro la follia e l’orrore nazista sono infatti i due fil rouge del film fortemente connessi tra loro.
La lotta è sì contro l’oppressore, ma anche contro l’emarginazione e l’esclusione dalla società.
Giulia Giapponesi, autrice del documentario “Bella ciao. Per la libertà” aggiunge ancora un’altra sfumatura alla mitica canzone associata alle lotte partigiane.
La regista dà infatti una forte connotazione femminile alla narrazione, dando voce a una grande quantità di donne, sia in qualità di memoria storica, ma anche ragazze giovani che grazie a quella, o per quella canzone, hanno lottato.
L’autrice indaga il senso profondo di questa di “Bella ciao”, oggi pop e trasversale, i cui valori rimangono però quelli imprescindibili di chi aspira a vivere in un mondo equo, in cui siano bandite le oppressioni di ogni tipo.