L’importante scoperta è stata possibile grazie ad uno studio effettuato dai ricercatori del King’s College di Londra e pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet. Scopriamo insieme cosa hanno scoperto gli scienziati.
Lo studio inglese ha confrontato l’insorgenza dei sintomi del Long Covid dopo l’infezione acuta con le varianti Delta oppure Omicron ed è giunta ad un risultato importante: il Long Covid è un fenomeno destinato ad aumentare. Chi è stato infettato con Delta ha una probabilità maggiore di andare incontro a long Covid, ma Omicron è talmente più diffusa e contagiosa da far prevedere agli autori un notevole incremento della sindrome in termini assoluti.
Dallo studio emerge che il 4,4% dei casi di Omicron comporta poi problemi legati al Long Covid, percentuale che aumenta al 10,8% con la variante Delta. Tuttavia, bisogna sottolineare come Omicron sia nettamente più diffusa tra la popolazione, da qui la maggior pericolosità.
Intervistato sul punto dal Corriere della Sera, il professore Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto Humanitas di Milano, ha espresso la sua opinione. Mantovani è primo firmatario di un report elaborato dall’Accademia nazionale dei Lincei che conferma i risultati dello studio pubblicato su Lancet. Risultati che confermano “le nostre preoccupazioni, sia in termini di conseguenze individuali del Long Covid sia di ricadute sociali” così ha detto Mantovani.
Tra i sintomi emersi i più ricorrenti, per il Long Covid, sono dolori e spossatezza. I problemi riguardano i polmoni e i bronchi, ma anche il sistema nervoso, i reni e l’intestino. In più il Long Covid ha un impatto anche sulle funzioni metaboliche e, come emerso più di recente, sul cuore e sui vasi.
Nel report italiano, inoltre, si fa riferimento alla formazione di microtrombi che possono impedire la corretta vascolarizzazione di vari organi, come il cuore e il cervello. I sintomi descritti sembrerebbero più gravi per i bambini, con conseguente maggiore preoccupazione.
Sulle cause del long covid ancora non ci sono sufficienti studi. Mantovani ritiene che sia possibile che il virus persista nell’intestino o nel sistema nervoso e che, ciclicamente, si riattivi causando così l’insorgenza di nuovi sintomi.
Nonostante ormai si debba convivere con il virus, le indicazioni sono sempre le stesse: distanziamento, mascherina e frequente igiene delle mani. In questo senso, ricordiamo, il Governo ha prolungato l’obbligo di mascherina nei mezzi pubblici e negli ospedali fino al 30 settembre.
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