Lo scorso 11 maggio la giornalista Shireen Abu Akleh è stata uccisa a Jenin, in Cisgiordania. Ora Israele ha ammesso che la donna sia “stata colpita accidentalmente” da proiettili esplosi dall’esercito israeliano.

Nonostante la rivelazione, “non è possibile determinare in modo inequivoco la fonte” dei colpi e pertanto “non c’è alcun sospetto che sia avvenuto un atto penale, tale da necessitare l’apertura di un’indagine”.

Questo è il risultato dell’inchiesta interna condotta dall’esercito stesso (Idf) sulla morte della reporter. L’uccisione di Shireen Abu Akleh, avvenuta durante una protesta organizzata dai palestinesi a Jenin, rimane dunque irrisolta.

I palestinesi respingono l’inchiesta

Le conclusioni tratte dalle forze armate di Tel Aviv sono state respinte dai palestinesi che ancora una volta imputano il crimine a Israele.

Secondo la Procura militare israeliana, sebbene sia probabile che il colpo che ha ucciso la giornalista sia stato esploso da un soldato, hanno ricordato che “va enfatizzato e chiarito che durante l’intero incidente, il fuoco dei soldati era indirizzato con l’intento di neutralizzare i terroristi che sparavano ai militari, anche dall’aerea dove si trovava Shireen Abu Akleh”.

Per questo motivo, a detta loro, la Procura non aprirà un’indagine penale nei confronti dei soldati. Questo perché “non c’è alcun sospetto che sia avvenuto un atto criminale”. Inoltre, resta “rilevante” la possibilità che “sia stata colpita da pallottole sparate dai palestinesi armati”.

L’indagine, richiesta anche a livello internazionale e dagli USA (dato che aveva la cittadinanza americana), è iniziata nei mesi scorsi con la “revisione delle circostanze” della sua morte. Questo attraverso una task force, anche tecnica, designata dal capo di Stato maggiore Aviv Kochavi.

L’inchiesta ha ascoltato “i soldati coinvolti nell’incidente” (un’unità del battaglione Dudvedan), la cronologia degli eventi, i rumori sul posto, dall’area dell’incidente e da quella dello sparo.

Chi era Shireen Abu Akleh

La giornalista palestinese Shireen Abu Akleh aveva 51 anni ed era una figura di spicco del servizio in arabo dell’emittente con sede in Qatar.

La reporter era nata a Gerusalemme Est, si era laureata in giornalismo in Giordania per poi nel 1997 lavorare per Al Jazeera.

Per l’emittente copriva i territori palestinesi occupati e lo ha fatto per oltre 20 anni entrando con il suo volto nelle case delle famiglie arabe quotidianamente.

Al momento dell’incidente, si trovavano con lei altri colleghi e uno di loro ha detto che in quel momento: “non c’erano scontri o colpi sparati da palestinesi”.

Ha aggiunto anche: “Avevamo tutti giubbotti antiproiettile ed elmetti, eravamo quattro giornalisti in un’area esposta. L’esercito israeliano era deciso a sparare per uccidere. Non ha smesso di sparare anche dopo che lei è collassata, non potevo neanche allungare il braccio per raggiungerla a causa degli spari”.

Secondo la vice ministra degli Esteri del Qatar, Lolwah Al Khater, alla reporter hanno “sparato in faccia“. Questo è avvenuto nonostante indossasse un gilet con la scrittapress“(stampa) e un elmetto ben riconoscibile.