Si era trasferito per lavoro nel 2020 a Budapest, capitale dell’Ungheria.
Lì aveva fondato una società, Ecompartner, che si occupava di consulenza – a giudicare dal sito – al fine di far crescer un brand all’interno di Amazon Europa: “Together we will find the best way to beat your competitors and keep more profits in your pocket” (“Assieme troveremo il modo migliore per battere la concorrenza ed ottenere un profitto maggiore”, prometteva).
Ma la sua morte, a 37 anni, è adesso un vero e proprio mistero.
Parliamo di Stefano Puddu, la cui drammatica vicenda è stata raccontata quest’oggi da Il Messaggero (e rilanciata da Leggo).
Secondo quanto si apprende la famiglia non è stata avvisata della morte dell’uomo, originario della Sardegna, per diversi giorni, ottenendo la salma oltre dieci giorni dopo la funesta notizia.
E sotto accusa è adesso l’Ambasciata italiana in terra magiara: la Procura di Roma, attraverso il pm Giulia Guccione, ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e furto e la famiglia ha chiesto al Ministero degli Esteri di fare accertamenti sui comportamenti di alcuni dipendenti dell’ambasciata, colpevoli – secondo la famiglia che ha presentato un esposto in Procura – di non aver dato risposte adeguate in merito al destino del loro familiare.
Secondo le ricostruzioni, l’ultima telefonata di Stefano con i propri cari è data 2 ottobre ma dopo due settimane di silenzio (nulla di troppo atipico per un uomo spesso impegnato per lavoro) la famiglia ha iniziato a preoccuparsi e da lì le reticenze dell’Ambasciata.
Secondo quanto riportato Stefano avrebbe perso la vita per una meningite batterica causata da un’otite curata male dai medici ungheresi.
Ma il mistero si allarga perché ai familiari sono state attribuite più cause di morte in quei concitati giorni di ottobre (il 29 ottobre i carabinieri della caserma di Quartu Sant’Elena avrebbero comunicato la morte del 37enne, avvenuta il 17 ottobre): dapprima s’è parlato di infarmato, quindi di un incidente stradale, poi l’ombra della droga e di debiti pregressi.
Ad aggiungersi a queste voci, una email di una vicina di casa che aveva contattato la polizia e il furto del portafoglio e dell’orologio di Stefano, spariti da casa.
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