Qual è il paese più pesante del mondo? I tassi di obesità che non ti aspetti

Nel 2017 l’OECD – Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – ha diffuso i dati raccolti nel rapporto “The heavy Burden Of Obesity. The Economics of Prevention”, ovvero uno studio sui costi economici, sociali e sanitari legali all’eccesso ponderale della popolazione in 52 Paesi.

Da questi approfondimenti ci si è soffermati sul tasso percentuale che esprime la condizione di obesità nella popolazione adulta – considerando tali gli individui dai 15 anni in su – di alcuni degli Stati appartenenti all’OECD.

Lo scenario appare sconcertante.

Analizziamo i dati

In prima istanza si può constatare come vi siano delle ingenti disparità tra i tassi di obesità di alcuni paesi appartenenti al continente asiatico – si veda il 5.5% di Corea e il 4.2% del Giappone – mentre nell’Occidente più estremo – Stati Uniti d’America e Canada – la percentuale arrivi a toccare vette rispettivamente del 40% e 28.1%.

Dallo scorso decennio ad oggi i dati sono rimasti prevalentemente costanti in paesi come Inghilterra (26.2%), Italia (9.8%), Spagna (16.7%) e Corea (4.2%), mentre altri luoghi come Canada (28.1%), Francia (17%), Messico (33.3%) e Svizzera (10.3%) hanno subito un progressivo peggioramento delle condizioni di salute della propria popolazione.

Dai dati ottenuti dunque risulta significativo evidenziare come più di un adulto su due e quasi un bambino su sei risulti essere sovrappeso o soffrire di obesità nei Paesi OECD.

Diseguaglianze presenti

Chiaramente il campione di popolazione preso in esame non si distingue unicamente per la provenienza nazionale, ma può essere analizzato anche prendendo in causa ulteriori variabili.

Il sesso biologico, per esempio, risulta essere un buon fattore di distinzione nell’analisi dei tassi di obesità. La maggior parte dei paesi infatti rileva una maggior percentuale femminile di sovrappeso rispetto al corrispettivo maschile.

Ma anche il successo scolastico gioca un ruolo altrettanto influente. Nello studio condotto, gli individui con un livello d’istruzione più basso hanno il doppio – se non il triplo – delle probabilità di soffrire di disturbi legati al peso rispetto a coloro più istruiti.

Appare evidente dunque che l’istruzione e il background socio-economico giocano un ruolo determinante nell’influenzare l’obesità. Allo stesso modo però le condizioni di salute hanno un grande impatto sul mercato del lavoro, andando a rafforzare o azzerare le possibilità d’impiego di coloro che ne risentono. Le persone che soffrono di obesità hanno minori prospettive di trovare un’impiego rispetto a coloro in una buona condizione di salute. In aggiunta bisogna considerare una minore produttività dovuta alla diversa necessità di riposo.

Come comportarsi di fronte a questo triste scenario?

Innanzitutto la consapevolezza della gravità della situazione che ci si pone davanti è il gradino preliminare e necessario per iniziare un cambiamento in positivo. Molti Paesi ritengono tutt’ora che le sfide che vengono quotidianamente affrontate dal mercato alimentare siano un problema di importanza secondaria, quando in realtà la salute della popolazione dipende anche in gran parte dalle scelte alimentari che vengono compiute.

Maggiore consapevolezza degli alimenti consumati, varietà di prodotti, freschezza delle materie prime. Ma anche investimenti sulle aziende km zero da preferire alle grandi catene di fast-food, così come per educare le masse all’importanza del perseguimento di uno stile di vita salutare.

Molte sfide quelle che ci si prospettano nel futuro.
Auguriamoci di essere pronti ad affrontarle.