Nikki Haley, ex ambasciatrice americana all’ONU, ha recentemente annunciato la sua candidatura alla corsa per la presidenza repubblicana, sfidando così Donald Trump.
È la prima di una lunga trafila di candidati ‘non-Trumpiani’ del partito conservatore che ha dunque lanciato il guanto di sfida all’ex-presidente della Casa Bianca. A lei infatti si aggiungono il governatore della Florida Ron DeSantis, quello della Virginia Genn Youngkin e il senatore afroamericano Tim Scott.
Sarebbe dunque la prima donna a vincere nel Grand Old Party.
51enne di origine indiana, Nikki Randhawa è figlia di immigrati di origine Sikh provenienti dal Punjab. Nata in Carolina del Sud, ha due fratelli e una sorella. Si è diplomata alla Orangeburg Preparatory Schools nel 1989 e laureata in contabilità alla Clemson University.
La sua carriera in politica prende il via con la nomina nel consiglio di amministrazione della camera di commercio della Contea di Orangeburg nel 1998.
È stata nominata due volte deputata locale e governatrice del South Carolina, più giovane candidata donna e per di più appartenente ad una minoranza etnica.
È interessante notare come, nonostante la sua provenienza da una famiglia migrante, le sue posizioni in merito alla tematica siano sempre state molto selettive.
L’annuncio ufficiale della candidatura alla presidenza degli Stati Uniti arriva il 15 febbraio a Charleston, in South Carolina, attraverso un articolo dello storico quotidiano locale Post and Courier.
Durante un’intervista a Bret Baier di Fox News, il volto dell’ala conservatrice statunitense ha dichiarato “è arrivata l’ora di una nuova generazione. (…) c’è bisogno di un nuovo leader e penso di poter essere io”.
Una notizia che ha destato qualche sospetto però, dal momento che lei stessa aveva precedentemente sostenuto in più occasioni che non avrebbe mai sfidato l’ex presidente Trump. Nonostante ciò nessun rancore – apparentemente. Lui stesso avrebbe rivelato “Mi ha chiamato e mi ha detto che stava considerando di candidarsi, le ho risposto che doveva farlo. (…) Abbiamo parlato per un po’ e le ho detto di seguire il suo cuore, se voleva correre per la presidenza”.
Eppure questo accordo amichevole appare sempre più come un voltafaccia da parte dell’ex ambasciatrice ONU, la quale non sembra aver riscosso grande sostegno a causa di questi suoi frequenti cambi di rotta.
Alla rivista Politico, ad esempio, avrebbe dichiarato “Dobbiamo riconoscere che Trump ci ha deluso. (…) Ha intrapreso una strada che non avrebbe dovuto intraprendere, non avremmo dovuto seguirlo né ascoltarlo. E non possiamo lasciare che ciò accada di nuovo”
Sembra dunque esserci una rottura con un’ala del partito repubblicano fedele a Trump. Le conseguenze? Le vedremo solo in occasione delle votazioni. Per ora non possiamo che osservare.
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