Dopo ben 5 secoli di assenza è stato avvistato un esemplare di Castor Fiber, il buffo roditore più grande d’Europa, nella Valle Tiberina lungo il fiume Tevere.
Ad individuarli sono stati gli studiosi dell’Anbi – Associazione Nazionale di gestione e tutela del territorio e acque irrigue – che dichiara: “a distanza di un anno dal primo avvistamento nell’area di Sansepolcro, arriva ora l’ulteriore conferma della stabilizzazione di nuclei dell’animale, intercettati con le foto-trappole dopo avvistamenti negli anni scorsi in Friuli e Alto Adige”.
L’esemplare è considerato uno degli esperti dell’ecosistema che ha il maggiore impatto nell’ambiente in cui vive. La sua abilità di creare dighe per la protezione dei loro nuclei familiari infatti costituisce un vero e proprio beneficio per l’habitat stesso.
Scomparso in Europa a causa di una caccia indiscriminata per la sua pelliccia, è rientrato adesso in territorio italiano presumibilmente attraversando il Trentino Alto Adige e spostandosi lungo il corso del Tevere fino al Lazio.
Il roditore – attualmente inserito tra le specie protette secondo la Direttiva comunitaria Habitat – rappresenta una risorsa per l’intero ambiente fluviale. Con la loro naturale predisposizione ad occuparsi della manutenzione dei corsi d’acqua, moderando la crescita di erbacce e costruendo dighe naturali utili per la gestione dei corsi d’acqua, i castori europei sono aiutanti preziosi che in maniera spontanea rendono minima la necessità di intervento dell’uomo.
Dunque, che l’animale si sia stanziato volontariamente o sia stato trasposto illegalmente nei territori del centro Italia rimane un mistero sul quale si sta indagando. Le prime conferme in merito al loro ritorno risalgono al lontano 2018 nel comune di Tarvisio, in Friuli-Venezia Giulia. Dal territorio settentrionale poi si sarebbero man mano mossi verso il Trentino e giù per le province toscane di Arezzo, Grosseto e Siena, fino ad una sosta conclusiva che nel 2022 li avrebbe condotti nelle terre laziali.
Hanno suscitato però non poco scalpore le dichiarazioni del presidente di Federparchi e del Parco Nazionale Arcipelago Toscano Giampiero Sammuri il quale ha sostenuto: “Sì sa da dove arriva, è sicuramente scappato da una sorta di giardino zoologico nell’Aretino. Non si tratterebbe quindi di un ritorno, precisa Sammuri: “Il castoro era presente nel Medioevo, ma solo in Italia settentrionale. Questa è un’introduzione bella e buona. Il castoro non c’entra niente con gli ecosistemi dell’Italia centrale. (…) Non dobbiamo dimenticare che le specie aliene che vengono introdotte dall’uomo, come in questo caso, volontariamente o involontariamente, sono la seconda causa (dopo le modifiche degli habitat) della perdita di biodiversità del mondo, che causa estinzione di numerose specie”.
Il quesito adesso riguarda la loro gestione. Il fiume Tevere infatti attraversa molte regioni e per questo implica tante competenze alle quali fare affidamento per arrivare ad una decisione comune in merito alla sorte di questa specie.
“La presenza di animali come i castori, che interagiscono in modo tanto importante con l’habitat fluviale, può essere gestita, solo attenzionando in modo scrupoloso il territorio” – ha dichiarato la presidente del consorzio di bonifica 2 Toscana Nord Serena Stefani – “Per questo, attraverso sopralluoghi mirati, stiamo tenendo sotto controllo le eventuali criticità idrauliche, che possono essere amplificate dalle abitudini di vita del vorace roditore”.
E aggiunge invece Francesco Vincenzi, presidente dell’Anbi: “E’ una scommessa, che giochiamo tutti i giorni, riassunta nell’accezione di manutenzione gentile: riuscire a coniugare le esigenze della sicurezza idrogeologica con la salvaguardia dell’habitat ad iniziare dal rispetto dei periodi riproduttivi per la fauna locale. Altrettanto determinato è, però, il nostro impegno nel contrastare le specie invasive, che proprio in Toscana stanno registrando una preoccupante propagazione”.
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