Ha dell’incredibile la vicenda accaduta ad un paziente vittima di un intervento chirurgico per l’amputazione di un tumore fantasma.
L’uomo proveniente dalla Valtiberina si era recato nell’Ospedale di Arezzo per sottoporsi all’amputazione del pene a seguito di una diagnosi di patologia tumorale – in realtà errata – da parte del proprio urologo.
Attualmente il medico si trova sotto accusa per il gravissimo danno arrecato al paziente, che ha fatto causa al Tribunale di Arezzo. la sentenza avrà luogo il 9 marzo.
La tragica scoperta di una diagnosi errata
Il medico trentenne avrebbe eseguito in data 13 novembre 2018 un’operazione irreversibile di amputazione del pene ad un paziente che era stato precedentemente visitato in ottobre. La diagnosi non lasciava dubbi: si trattava di tumore. Ed allora la decisione di procedere chirurgicamente nell’Ospedale San Donato di Arezzo, dove però secondo i legali del paziente, gli esami istologici sui tessuti prelevati sarebbero arrivati tardivamente e avrebbero dunque causato il malinteso.
Adesso l’uomo 70enne della Valtiberina chiede di essere risarcito e porta a giudizio il proprio urologo e l’intero reparto – come riportato dal Corriere di Arezzo – in una sentenza che sarà disputata in data 9 marzo 2023.
Non è questo però il primo caso di errore medico legato ad una diagnosi sbagliata.
Risale a qualche giorno fa infatti – precisamente al 28 febbraio 2023 – la storia di Anna Leonori, 46enne di Terni che è stata protagonista di un’amputazione di gambe e braccia in seguito alla diagnosi di tumore. Secondo quanto riportato dal Messaggero però la decisione di procedere con l’intervento sarebbe arrivata solo a seguito di numerose vicissitudini legate a improvvisazioni mediche di fronte allo stupore di una malattia di difficile individuazione. Tregli ospedali coinvolti nel dramma di Anna, mamma di due bambini che ha portato la sua storia alla ribalta attraverso la creazione della pagina Facebook Il coraggio di Anna.
Nel 2014 all’ospedale Santa Maria di Terni mi viene diagnosticato un tumore di quarto grado infiltrante alla vescica. Mi rivolgo ad un medico di una struttura privata e vengo sottoposta ad intervento al “Regina Elena” di Roma: mi viene tolta la vescica, ricostruita con una parte d’intestino. Vengo dimessa dopo cinque giorni e, quando sono a casa, arriva l’esito dell’esame istologico, che a sorpresa è negativo“.
“Seguono quattro anni di infezioni e ricoveri – continua Anna – finché il 2 ottobre del 2017 accuso un malore e torno al Santa Maria di Terni. Svenivo continuamente. Ricordo che un medico mi disse che mi sarei dovuta operare immediatamente: ricordo l’ago nel braccio. Poi sono entrata in coma per due mesi, in setticemia. Prima coma profondo, poi indotto. Intanto inizia la necrosi degli arti. Al risveglio e mi mandano al “Bufalini” di Cesena, dove avviene l’amputazione nel 2018″.
Adesso, mentre si aspetta il processo per stipulare un eventuale risarcimento, Anna Leonori si trova in compagnia della campionessa paraolimpica Bebe Vio alla ricerca delle protesi che possano restituirle “una vita che si avvicin[i] il più possibile alla normalità”.