Nuovo giallo in Francia.
Questa volta però riguarda un orologio di lusso indossato dal Presidente Emmanuel Macron durante l’intervista in diretta tv dall’Eliseo. Si tratta di un BR VI-92 di Bell & Ross personalizzato con le insegne della Presidenza della Repubblica, un modello del valore commerciale di circa 2.000 euro (e non 80 mila come sarebbe stato sostenuto dagli oppositori) che a detta di numerose fonti il capo di stato indosserebbe quotidianamente.
Eppure ha destato scalpore il movimento – alquanto maldestro – che Macron avrebbe compiuto nel cercare di sfilarsi il lussuoso accessorio proprio mentre la conversazione verteva sui sacrifici necessari al paese. E non è di certo passato inosservato, soprattutto dagli esponenti dell’opposizione.
Scrive su Twitter Clémence Guetté, deputata de La France Insoumise: “Al momento di parlare dei lavoratori che non superano i salario minimo garantito, che ‘non hanno mai guadagnato così tanto potere d’acquisto’, si toglie discretamente il suo grazioso orologio di lusso, sotto il tavolo. Questo uomo è una farsa”.
Ma arriva immediatamente la risposta delle fonti addette alle relazioni pubbliche dall’Eliseo, le quali sulla Radio France Info dichiarano: “Contrariamente a quanto affermato sui social network il presidente non ha tolto l’orologio per nasconderlo, ma perché l’aveva appena battuto con forza contro il tavolo” – e aggiungono – “lo indossa tutti i giorni da un anno e mezzo”.
Il gesto probabilmente non avrebbe destato altrettanto scalpore se l’intervista avesse avuto come tematica principale qualsiasi altro argomento che non fosse la contestatissima riforma delle pensioni. Dalla sua approvazione infatti – avvenuta la scorsa settimana in assenza del voto del Parlamento – si sono susseguite ininterrottamente e per tutto il Paese numerose manifestazioni di dissenso da parte dei cittadini che non sono convinti della bontà della riforma della previdenza.
Tale novità porterà un aumento dell’età pensionistica da 62 a 64 anni.
“Questa riforma non è un piacere, non è un lusso, è una necessità” ha ribadito il capo dello stato, ma ciò ha provocato una vera e propria guerriglia urbana partita da Parigi e continuata nelle città adiacenti. Cassonetti a fuoco, grossi petardi lanciati in aria, poliziotti e gendarmi feriti dai manifestanti, i quali sono stati caricati a loro volta e investiti dai molti lacrimogeni. E il climax si è verificato con la messa a fuoco del grande portale di legno dell’ingresso al Comune di Bordeaux, nella notte tra giovedì 23 e venerdì 24 marzo.
Numeri da record per i partecipanti alla rivolta. La polizia ha riferito che dall’inizio della protesta, avvenuta due mesi fa, sono stati contabilizzati ben 119.000 manifestanti.
Ed il dato è in costante crescita.
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