Alessia Pifferi, anche la sorella contro di lei: “Deve pagarla” | Ecco perché il processo continua ad essere rinviato

Rinviato al prossimo 8 maggio il processo nei confronti di Alessia Pifferi, la 37enne accusata di omicidio volontario e premeditato nei confronti della figlia Diana, di appena 18 mesi.

La donna infatti avrebbe nuovamente cambiato difensore legale, procedura che ha inevitabilmente portato il giudice della Corte d’Assise di Milano a posticipare la data della sentenza.

Contro la donna vi sono la mamma e la sorella della stessa – rispettivamente nonna e zia della piccola – le quali chiedono giustizia per il delitto compiuto dalla familiare.

Le accuse contro Alessia Pifferi

La Procura accusa Alessia Pifferi di aver lasciato la figlia neonata “priva di assistenza e assolutamente incapace, per la tenerissima età, di badare a se stessa, senza peraltro generi alimentari sufficienti e in condizioni di palese ed evidente pericolo per la sua vita, pure legate alle alte temperature del periodo”.

La donna infatti aveva abbandonato la piccola chiudendola in casa senza alcuna tutela per compiere un viaggio in provincia di Bergamo per andare a trovare il compagno (non padre della bambina). Ciò avrebbe causato una disidratazione fatale per Diana, la quale sarebbe morta di sete.

L’accusa non ha dubbi nell’imputarle i reati di omicidio volontario con l’aggravante di premeditazione, e per fare ciò si serve della madre e della sorella della donna che costituiranno parti civili nel processo che avrà luogo il prossimo 8 maggio.

Alessia Pifferi, dopo essersi rivolta al legale difensore Alessia Pontenani, sta attendendo la sua sentenza nel carcere di Milano, nel quale si ritrova rinchiuda dallo scorso fine luglio. Le prove che la incastrano sono state presentate alla Procura dalla Squadra Mobile di Milano coordinata dai pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro.

I dettagli della vicenda lasciano senza parole.
Come scritto su Il Giorno, Diana sarebbe morta di disidratazione dopo non aver bevuto per giorni ed essere stata rinchiusa in un appartamento di Milano nella piena afa di Luglio. Inoltre all’interno del suo corpo l’autopsia ha rilevato brandelli di pannolino che la piccola si sarebbe strappata prima della tragica fine, forse alla ricerca di qualcosa da poter mangiare.”Ci contavo sulla possibilità di avere un futuro con lui e, infatti, era proprio quello che in quei giorni stavo cercando di capire” avrebbe dichiarato la donna per giustificare le motivazioni di tale allontanamento: la piccola sarebbe stata abbandonata per non perdere l’uomo.

Ad oggi Viviana Pifferi ha condotto una vera e propria campagna accusatoria nei confronti della sorella, presentandosi alla prima udienza del processo con una maglietta raffigurante la nipotina. “Diana era la bimba più bella del mondo, non si meritava tutto questo, lei deve pagare per ciò che ha fatto.”