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Treno merci deraglia a Firenze: tutti i disagi sulla rete ferroviaria italiana | Ritardi e cancellazioni

Circolazione interrotta nella giornata di oggi – giovedì 20 aprile – tra Firenze e Bologna.

La causa è un treno merci che è deragliato nella stazione di Firenze Castello, provocando il blocco ferroviario anche dell’alta velocità. Fortunatamente non vi è stato alcun ferito, in quanto la locomotiva trasportava solamente un carico di container.

La notizia è stata diffusa dalla Rete Ferroviaria Italiana (RFI) che in un comunicato ha dichiarato: “La circolazione ferroviaria è interrotta tra Firenze e Bologna sia sulla linea ad Alta Velocità, sia su quella storica a causa dello svio di alcuni carri di un treno merci nella stazione di Firenze Castello. Nell’interruzione sono coinvolti i servizi AV sulla linea Milano-Roma e Venezia-Roma e sulla linea regionale Firenze-Prato-Viareggio. In direzione nord sono garantiti alcuni collegamenti AV fino a Firenze e in direzione sud fino a Bologna. I tecnici di RFI sono al lavoro ma la circolazione resterà perturbata per le prossime ore con la cancellazione parziale e totale di corse AV e regionali”.

A tal proposito è stato messo a disposizione un servizio navetta sostitutivo per consentire la connessione Firenze-Prato, in quanto il deragliamento di alcuni carri del treno ha provocato anche la distruzione di pali e tralicci che sorreggono i cavi per l’alimentazione elettrica.

Ritardi fino a 180 minuti, sia per le Frecce, sia per gli Intercity che per i regionali. E ancora possibilità di deviazioni instradamenti su percorso alternativo e cancellazioni.

Una novità alla quale però non si può dire che gli italiani non siano abituati.

Disagi ferroviari: oramai una tradizione del ‘Bel Paese’

Pendolaria 2022 è l’ultimo rapporto di Legambiente sullo stato del trasporto ferroviario. Il sistema italiano viene qui descritto come ‘non allineato’ rispetto agli altri paesi europei, nei quali il numero degli investimenti sulle autostrade non sono così significativi come quelli nel nostro paese.

Carenze significative che nei dati del Conto nazionale delle infrastrutture e dei trasporti realizzato dall’Ufficio di Statistica del ministero responsabile saltano a colpo d’occhio. E la pandemia da COVID non ha di certo aiutato, anzi.
Il rapporto sottolinea come vi sia stata una netta carenza di circolazione nei treni Intercity, la quale arriva quasi a sfiorare la metà dei casi (-47%). Chiaramente in periodo pandemico si è preferito lo spostamento autonomo – per la paura di contagiarsi – o tale non è stato necessario a causa dello smart working concesso da numerose aziende. Eppure ancora dopo 3 anni i risultati non sono cambiati.

Perché ci sono sempre meno pendolari nel nostro paese? Perché si preferiscono le auto ai trasporti pubblici?

Vi rispondiamo con uno dei molteplici episodi successi negli ultimi anni.
Siamo a Terzigni, una fermata della linea ferroviaria Circumvesuviana che collega varie parti di Napoli.
Il treno non passa. È fermo per un guasto. Non vi sono sostituzioni possibili, né navette disponibili.
I passeggeri si dirigono a piedi lungo i binari per raggiungere la stazione successiva.

Non solo Sud.
La linea Roma Nord-Viterbo è stata spesso presa di mira per la condizione di vecchiaia e usura dei treni utilizzati, i quali sono inevitabilmente spesso soggetti a guasti.

La stessa Lombardia si trova con ben 284 chilometri di linee ferroviarie non ancora elettrificate, molte delle quali con un solo binario e che vengono quindi spesso bloccate per la presenza di treni merci o a lunga percorrenza.

Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambeinte, parla del Rapporto Pendolaria 2022 dimostrando che “dove i mezzi pubblici funzionano, le persone sono disponibili a lasciare l’auto a casa. Se poi il trasporto pubblico vedesse anche una regia attenta e un’integrazione tra treni, mezzi di superficie e shared mobility, si riuscirebbero a raggiungere i livelli di mobilità sostenibile di altre grandi città europee, con vantaggi per i pendolari, ma anche per l’ambiente, la qualità di vita dei cittadini, l’economia e il turismo”.

Adesso si spera nei fondi messi a disposizione nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), i quali dovrebbero in gran parte andare a migliorare il trasporto ferroviario. 26 miliardi di euro – quanto dichiarato dal nostro Governo – per nuovi collegamenti e potenziamento di quelli già esistenti.
E allora non possiamo che augurarci che la situazione possa quanto prima migliorare.

Giulia Deledda

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