Alberto Stasi, condannato a 16 anni di carcere per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco (Pavia), è stato autorizzato dal tribunale di sorveglianza di Milano a svolgere lavori esterni dopo quattro mesi di detenzione. La decisione è stata riportata dal Corriere della Sera. Stasi, detenuto a Bollate dal dicembre 2015, svolgerà mansioni contabili e amministrative con precise restrizioni. Queste limiteranno infatti gli orari di uscita e rientro in carcere, i mezzi di trasporto consentiti, gli itinerari da seguire e i controlli da effettuare.
Il beneficio del lavoro esterno
La decisione del tribunale di Sorveglianza di Milano è arrivata il 24 gennaio scorso in seguito a un reclamo presentato dall’avvocato Giada Bocellari. Il tutto dopo un primo rigetto da parte del giudice nell’ottobre 2022. Secondo quanto riportato da Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera, il lavoro esterno non rappresenta un’alternativa alla detenzione. Esso sarebbe infatti un beneficio che può essere concesso a ogni detenuto dal direttore del carcere. Queste iniziative sono inquadrabili nel quadro di un “programma di trattamento” elaborato dall’area educativa e approvato dal magistrato di sorveglianza. Per poter accedere a tale beneficio, il detenuto deve aver scontato almeno un terzo della pena, avere un comportamento positivo in carcere e una personalità che ispiri fiducia.
La pena di Stasi
Nonostante la condanna definitiva nel 2015, dopo le assoluzioni annullate del 2009 e 2011, Alberto Stasi continua a negare di aver ucciso la fidanzata. Tuttavia, per il tribunale, tale atteggiamento è considerato “legittimo”. Si sostiene che la pena deve avere non solo una finalità preventiva, ma anche una finalità riparativa, anche a livello personale. La condanna di 16 anni è stata inflitta con il rito abbreviato, sulla base della pena massima di 24 anni per omicidio semplice. Era stata esclusa l’aggravante della crudeltà.
Il risarcimento alla famiglia di Chiara e la fine della pena
Insieme alla condanna definitiva, è stato stabilito che Alberto Stasi dovrà risarcire i genitori di Chiara con un milione di euro per danni e 150.000 euro per spese legali. Nonostante respinga ancora la sentenza, nel 2018 Stasi ha raggiunto un accordo extragiudiziale con la famiglia Poggi. Si è impegnato a versare loro 700.000 euro: metà di questa somma è già stata pagata, mentre l’altra metà sarà saldata gradualmente con le detrazioni mensili dal suo stipendio ottenuto sia durante la detenzione che dopo. Alberto Stasi avrà la fine della pena nel 2030. Grazie alla buona condotta e al calcolo di 45 giorni di liberazione anticipata ogni 6 mesi, però, potrebbe ottenere una liberazione anticipata nel 2028. Vi sarà anche la possibilità di richiedere l’affidamento in prova a partire dal 2025.
La reazione della madre di Chiara alla notizia
La notizia ha suscitato il commento di Rita Preda, madre della vittima. In un’intervista all’Adnkronos, la signora Preda ha espresso il suo dispiacere per la modalità con cui ha appreso la notizia, attraverso la stampa, senza alcun avviso preventivo. Non nasconde la delusione di vederlo tornare a condurre una vita normale così presto: “Sapevamo che questo momento sarebbe arrivato, ma come genitori ci spiace perché sono passati solo 7 anni. E spiace anche il modo in cui lo abbiamo saputo, dalla stampa, non siamo stati avvertiti da nessuno”.
Nonostante Alberto Stasi continui a dichiararsi innocente, nel 2018 ha raggiunto un accordo extragiudiziale con la famiglia Poggi per un risarcimento di 700.000 euro. Finora, metà di questa somma è stata già corrisposta, mentre l’altra metà è prevista con detrazioni mensili dai suoi stipendi, sia durante la detenzione che in seguito. Tuttavia, per la madre di Chiara, questo aspetto assume un ruolo marginale e non rappresenta il punto centrale di interesse. Ciò che le preme è il fatto che da parte di Stasi non sia mai giunta una parola di pentimento nei confronti di ciò che ha compiuto: “Questo aspetto è marginale, non è quello che ci interessa”, sottolinea la madre di Chiara, ricordando come l’ex fidanzato della figlia non abbia mai manifestato alcun rimorso. La sua vita, secondo la sentenza della Cassazione, gli ha tolto quella di Chiara.