Oggi 21 settembre si celebra la Giornata Mondiale dell’Alzheimer istituita nel 1994 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come l’Alzheimer’s disease international per diffondere iniziative dedicate alla conoscenza e alla diffusione delle informazioni sulla malattia.
La malattia prende il nome dal medico tedesco Alois Alzheimer, che nel 1906 per primo descrisse in dettaglio i sintomi di questa malattia in una paziente di nome Auguste Deter.
Da allora molta strada si è fatta, ma una cura vera e propria ancora non esiste.
La malattia dell’Alzheimer è la causa più comune di demenza. Il termine è usato per descrivere un declino delle capacità mentali sufficientemente grave da interferire con la vita quotidiana.
A livello patologico, la malattia è caratterizzata dall’accumulo di strutture proteiche anormali nel cervello, chiamate placche di beta-amiloide e grovigli di tau. Queste strutture interferiscono con la comunicazione tra le cellule nervose, o neuroni, e portano alla loro disfunzione e infine alla loro morte. Con il progredire della malattia il tessuto cerebrale si atrofizza, causando: “progressivi deficit cognitivi, perdita di autonomia, difficoltà a camminare e deglutire”.
Il Rapporto Mondiale Alzheimer elaborato da Alzheimer’s Disease International (ADI) parla di 78 milioni di persone al mondo affette da una forma di demenza entro il 2030 e e si stima che ne sarà affetta 1 persona su 85 entro il 2050 in Italia, tra i Paesi con la più alta aspettativa di vita e, dunque, dove è attesa un’importante crescita nei prossimi anni del numero di persone con demenza, la questione è sentita con ancora più urgenza.
“Nel nostro Paese ci sono oltre 1.480.000 persone con demenza che, insieme alle loro famiglie, hanno bisogno che si intervenga al più presto sulle mancanze che ancora impediscono di accedere a un’assistenza e un supporto completi: non possiamo lasciarle sole. Nei prossimi mesi si esaurirà lo stanziamento economico di 15 milioni di euro in tre anni per il Piano Nazionale Demenze, previsto dalla legge di Bilancio del 2021. Il lavoro iniziato grazie a questi fondi non deve essere interrotto e per questo chiediamo con forza al Governo di garantirne di nuovi”. È l’appello alle istituzioni lanciato oggi da Katia Pinto, presidente della Federazione Alzheimer Italia, in occasione della XXX Giornata mondiale Alzheimer
Di fronte a queste cifre, che descrivono un’emergenza sanitaria globale, sorprende lo scarso impegno verso la prevenzione che, secondo gli studi scientifici, consentirebbe di ritardare la comparsa, rallentare la progressione o addirittura scongiurare il 40% dei casi di demenza.
Prevenire è fondamentale, perché, lo ricordiamo, ad oggi non esiste una cura definitiva.
Il Rapporto mondiale Alzheimer 2023 redatto Alzheimer’s Disease International (Adi), si concentra proprio sulla “riduzione del rischio di demenza come pratica, non come teoria”. “Solo nel 2023 sono state pubblicate 50mila notizie in tutto il mondo su come le abitudini alimentari potrebbero impedire o favorire la demenza e la sua progressione”, ha spiegato la Federazione italiana Alzheimer .
I fattori di rischio includono uno stile di vita sedentario, una dieta povera, il fumo, l’inquinamento, l’isolamento social, i traumi cranici importanti.
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