L’incentivo che spinge ai massimi livelli storici le Borse di tutto il mondo si chiama Intelligenza artificiale. E la scintilla che lo ha messo in azione sono gli esiti incredibili di una società che si ritiene rivoluzionaria: Nvidia, il principale produttore dei microchip che fanno da neuroni ai cervelli artificiali. Suddetta società americana ha dichiarato profitti più che triplicati nel giro di un anno, esattamente come lo sono anche gli ordini previsti nei prossimi mesi.
Notando la fila davanti alla porta, il CEO e fondatore Jensen Huang, americano di origini taiwanesi, ha affermato che l’AI è al “punto di svolta”. E sembra che gli investitori gli credano: con l’impennata di ieri in Borsa (+14,2%), Nvidia è risultata la terza azienda più capitalizzata del pianeta.
Da Meta a Microsoft, da Google a Elon Musk, ai governi di mezzo mondo, qualunque entità prega Huang, affinché gli venga concesso di aggiudicarsi quanti più H100 possibile, i suoi chip gioiello dal valore di migliaia e migliaia di dollari, custodirli in enormi centri dati e sfruttarli per istruire la nuova generazione di modelli avanzati di intelligenza.
Cosa contraddistingue Nvidia?
Dentro quei nuovi circuiti ci sono componenti eguali di innovazione, fortuna e capacità di cavalcare l’onda: i chip Nvidia sono nati in origine per dare vita alla grafica dei videogiochi, ma quando si è constatato che in assoluto gestivano meglio di tutti i calcoli necessari all’AI generativa, Huang ha puntato tutto su quel settore.
Il risultato è che in nove mesi la società è passata da mille a quasi duemila dollari di capitalizzazione – traguardo mai raggiunto prima – superando abbondantemente Intel e di slancio Amazon e Google. Qualche analista già ipotizza che toccherà i tremila dollari, vetta scalata finora solo da Apple e Microsoft, l’altra azienda che – investendo in OpenAI – capeggia la corsa all’AI.
Ma non sarà una bolla anche questa? C’è qualcuno che lo suppone, considerato quanto è astuta la Silicon Valley nel esasperare l’uscita della “prossima grande cosa”, per poi inventarne un’altra, dimenticandosi della precedente. Raramente, però, si è vista una popolarità di consenso sul fatto che una tecnologia possa avere influenza trasversale su lavoro e sulla produttività.
I punti interrogativi semmai sono come il processo sarà gestito e quali saranno i suoi vantaggi distribuiti, siccome il successo di Nvidia conferma ancora una volta che lungo la filiera dell’AI si stanno creando posizioni dominanti: il monopolio sui chip del colosso americano, quello dell’olandese Asml sui macchinari per produrli e quello della Big Tech – Microsoft, Google, Facebook sui modelli linguistici più forti.