Scienza

E se gli alieni esistessero davvero? La prova nei fondali dell’Oceano Pacifico

Uno scienziato della prestigiosa università americana di Harvard ha dichiarato che alcuni frammenti di meteoriti, trovati sui fondali dell’Oceano Pacifico potrebbero risalire a una civiltà aliena.

Ancora nel 2014, il team di ricercatori ha rilevato frammenti di una meteora, al largo della costa della Papua Nuova Guinea, nel mezzo dell’Oceano Pacifico.

Più tardi, Avi Loeb, professore e ricercatore del Centro di astrofisica di Harvard-Smithsonian, ha affermato che i frammenti non combaciavano con quelli presenti nel nostro sistema solare. Nel 2022, gli scienziati hanno confermato la teoria di Loeb, secondo cui i frammenti provenivano da una meteora interstellare, ora soprannominata IM1.

Le scoperte del ricercatore Avi Loeb

Eppure ora lo stesso Loeb ha in mente un’altra teoria: “Solleva la possibilità che possa essere stata una meteora simile alla Voyager, creata artificialmente da un’altra civiltà”, ha spiegato alla Boston Public Radio il 5 febbraio 2024. Le Voyager 1 e 2 erano una coppia di sonde, lanciate nell’immenso spazio dalla NASA durante gli anni Settanta. Pertanto, secondo lei, i frammenti trovati non proverrebbero da una meteora, bensì da un oggetto simile alla Voyager, solo costruito artificialmente. I reperti in questione presentano piccole sferule magnetiche e potrebbero, nell’ipotesi, aver composto un oggetto, realizzato dagli alieni delle dimensioni di un’anguria.

Senza ombra di dubbio, le dichiarazioni di Loab furono accolte con un certo scetticismo, con alcuni scienziati che sostenevano che le sferule fossero semplice cenere di carbone. Tuttavia, Loeb ha pubblicato nuove scoperte che, a suo dire, supportano le sue affermazioni e smentiscono la teoria delle ceneri di carbone. “Quello che abbiamo fatto è stato confrontare 55 elementi della tavola periodica nelle ceneri di carbone con quelle sferule speciali che abbiamo trovato. Ed è chiaramente molto diverso”, ha detto.

Le critiche sollevate sulle sue scoperte

Quando gli è stato chiesto come affronta le critiche, Loeb ha detto che le sue rivelazioni “non sono basate su opinioni”, aggiungendo che se non si fa parte di questo processo scientifico, ovviamente, e se si nutre gelosia per l’attenzione che sta ricevendo un altro, allora è normale essere cosparso di critiche.

La prossima fase per lo scienziato consiste nel ritornare nell’Oceano Pacifico, per poter monitorare il fondo dell’oceano alla ricerca di altri frammenti. Implora anche altri colleghi, come lui alla ricerca di vita aliena, di rimanere più vicini possibile a casa propria.

“L’approccio migliore per capirlo è in realtà fare il lavoro scientifico di costruire osservatori che guardino e controllino quali siano questi oggetti. E se si tratta di uccelli, aeroplani o palloncini cinesi, così sia”, ha concluso alla Boston Public Radio.

Giada Feregotto

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