Esteri

Chi è Luigi Giacomo Passeri, il 31enne di Pescara arrestato in Egitto per possesso di marijuana

Luigi Giacomo Passeri, originario di Pescara, è attualmente trattenuto dalle forze dell’ordine egiziane nel Centro di correzione e riabilitazione di Badr 3, con l’accusa di possesso di sostanze illegali.

Il giovane si trovava in vacanza al Cairo quando è stato fermato con una quantità minima di marijuana per uso personale ed è stato subito trasferito in carcere, accusato di detenzione e traffico di sostanze stupefacenti. L’arresto è avvenuto il 23 agosto scorso da parte della polizia locale e per il 31enne di Pescara è iniziato un vero e proprio incubo di interrogatori, udienze rinviate e torture. Inoltre, i testimoni che avevano fabbricato accuse e prove nei suoi confronti non si sono mai presentati in tribunale, rallentando ancora di più l’intero processo.

In carcere, Giacomo si è ammalato di appendicite, tuttavia ha ricevuto scarse cure mediche al riguardo ed è riuscito a mettersi in contatto con i propri familiari solamente un paio di volte, attraverso una telefonata al fratello Andrea e lettere inviate clandestinamente. In esse, descrive gli orrori che sta subendo da parte degli agenti egiziani, i quali lo tormentano e lo minacciano in arabo, riducendolo a vivere in condizioni disumane.

La prigione Badr 3, situata a circa 70 chilometri in direzione nordest dal Cairo, è conosciuta per i suoi metodi crudi e brutali di trattamento dei detenuti. Essi vengono rinchiusi in celle gelide, senza cibo ed acqua a sufficienza e monitorati continuamente da videocamere di sorveglianza.

L’intervento dell’Ambasciata e dei familiari

I familiari temono per la salute fisica e mentale di Passeri e si sono subito mobilitati per offrire sostegno ed intervento immediato. Di tutta risposta, l’Alleanza Verdi Sinistra Italiana ha precipitatamene chiesto ricorso da parte dell’Ambasciata Italiana in Egitto per garantire assistenza e supporto a Giacomo Passeri, tentando di accelerare lo svolgimento del processo giudiziario. Ciò nonostante, fonti attestano che l’Ambasciata stia facendo ben poco a riguardo, tra cui una sola visita al detenuto in carcere.

Il fratello Andrea ha spiegato che non hanno mai smesso di cercare aiuto da parte delle istituzioni governative e che per ora l’unica soluzione ragionevole sembrerebbe essere la collaborazione con un avvocato egiziano che si è preso carico del caso e ha fissato una parcella di 30 mila euro, contro i 70mila dollari previsti dall’Ambasciata Italiana.

Come contribuire al suo rilascio

È possibile partecipare alla raccolta fondi attraverso un’operazione di crowdfunding, sulla piattaforma GoFundMe, dove si può donare per il raggiungimento della somma fissata. Attualmente, la cifra ha superato i 9 mila euro.

La famiglia di Giacomo preme che il loro caro venga riportato in patria sano e salvo e che possa scontare la sua ipotetica pena sul suolo italiano.

Elisabetta Bellei

Studentessa all'ultimo anno di Laurea Magistrale in Lingue, Traduzione ed Interpretazione, mi sono appassionata alla scrittura sin da giovane età, coltivando allo stesso tempo l'amore per i viaggi. Parlo italiano, inglese, spagnolo e francese.

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