Uomo di 74 anni muore dopo aver contratto la febbre emorragica di Crimea-Congo, definita dagli esperti a “potenziale pandemico”.
Un uomo di 74 anni è deceduto all’ospedale di Madrid dopo aver contratto la febbre emorragica di Crimea-Congo. Si tratta di una malattia letale, individuata in Spagna già nel 2016, che provoca sintomi iniziali come febbre, dolore muscolare, mal di schiena, mal di testa, nausea e sensibilità alla luce, per poi aggravarsi nei casi severi, causando tachicardia, rash petecchiale, fenomeni emorragici ed insufficienza renale e polmonare.
Il 74enne ha accusato i primi sintomi dopo essere rientrato dalla sua casa delle vacanze a Buenasbodas (Toledo) ed è stato ricoverato con urgenza all’ospedale universitario Rey Juan Carlos di Mostoles, il 19 luglio 2024. La causa dell’infezione pare essersi rivelata un morso di una zecca e l’uomo è stato successivamente trasferito all’ospedale La Paz, situato nella capitale, isolato dagli altri pazienti per evitare il contagio. L’uomo è deceduto sabato 27 luglio, dopo che le sue condizioni erano peggiorate drasticamente.
Si tratta del secondo caso registrato di febbre emorragica di Crimea-Congo in Spagna quest’anno e il 16esimo dalla sua identificazione nel 2016. Gli esperti temono che presto il virus si diffonderà in Europa a macchia d’olio a causa delle elevate temperature provocate dal riscaldamento globale, raggiungendo la Francia, il Regno Unito, il Portogallo e l’Italia. Gli individui più a rischio di infezione sono gli agricoltori, i contadini e i lavoratori nei macelli per produzione di carne.
Nonostante il veicolo principale di infezione siano le punture e i morsi delle zecche, la febbre emorragica può essere trasmessa da uomo a uomo anche attraverso i fluidi e i liquidi corporei, prima di tutto il sangue.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e il parere degli scienziati, la malattia presenta tutti i requisiti per possedere un potenziale pandemico, accelerato dai climi caldi soprattutto in paesi come l’Africa, il Medio Oriente, l’Asia, la Spagna e l’area dei Balcani. Già nel 2011, nel comune di Cáceres (Estremadura), una ricerca aveva rivelato la presenza del virus nelle aree rurali e coltivate della città.
Il Ministero spagnolo ha istituito alcune raccomandazioni e consigli per chi ha desiderio di recarsi nelle aree iberiche a più alto rischio di infezione. In particolare, è fondamentale indossare abiti a maniche lunghe e pantaloni lunghi per proteggersi, con colori chiari per facilitare il riconoscimento degli insetti sui vestiti, usare repellenti e spray cutanei ed evitare il contatto diretto con animali selvatici e potenzialmente infetti.
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