La proposta di rientro tra i banchi di scuola ad ottobre: le reazioni infuriate dei genitori e il confronto con la situazione europea.
Il Coordinamento Nazionale Docenti per i Diritti Umani (CNDDU) ha avanzato la proposta del rientro scolastico posticipato per far fronte alle torride temperature estive italiane, parere supportato anche dall’ANIEF (Associazione Nazionale Insegnanti e Formatori).
Rientro a scuola posticipato: non più, come da tradizione, a settembre, ma ad ottobre, allo scopo di garantire maggiore concentrazione e produttività sia da parte degli alunni che dei docenti. Difatti, in particolare nell’Italia centrale ed Italia meridionale, l’afa estiva persiste fino alla fine del mese di settembre e la maggior parte delle aule non sono attrezzate adeguatamente con condizionatori o ventilatori per far fronte al caldo.
Il CNDDU ha inoltrato la proposta al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, cercando fondamenti scientifici che possano sostenere la scelta, rivolgendosi alla Società Italiana di Pediatria, alla Federazione Italiana Medici Pediatri e all’Associazione Nazionale Pedagogisti ed ottenendo riscontri positivi.
Dal canto loro, i genitori paiono non essere d’accordo con la proposta e hanno raccolto quasi 60 mila firme in una petizione creata dall’organizzazione WeWorld e da Mammadimerda per contrastare il rientro posticipato.
Ci sono valide motivazioni dietro al loro rifiuto, prima di tutto di tipo economico: i centri estivi, le vacanze, le baby sitter, i centri sportivi, e i corsi presuppongono la disponibilità di somme elevate; in aggiunta, purtroppo, non tutte le famiglie dispongono di parenti (per lo più di nonni) disposti a badare ai nipoti durante l’estate. Inoltre, la petizione sostiene che l’allungamento della pausa scolastica possa portare a mancanze cognitive e relazionali nei bambini, soprattutto nei più piccoli, e negli adolescenti, minando la socialità, fondamentale per la crescita personale.
Tuttavia, gettando un’occhiata alla situazione europea, l’Italia si riconferma il paese con il periodo estivo di vacanze più lungo, seguita da Grecia, (circa 12 settimane), Portogallo (11-12 settimane) e Spagna (11-12 settimane), escludendo i momenti di pausa durante l’anno scolastico.
Dall’altra parte, nel Nord e Centro Europa, esse tendono ad essere più brevi durante l’estate, ma più frequenti durante l’anno. Parliamo di paesi come il Belgio, la Francia, la Danimarca, i Paesi Bassi e la Norvegia.
In generale, coloro che si piazzano in mezzo a questa classifica, con una media che spazia tra le 8 e le 10 settimane estive, sono la Polonia, l’Austria, la Svezia, la Finlandia, Cipro, Lussemburgo, la Slovacchia, la Slovenia, la Croazia, la Repubblica Ceca e la Lituania.
In alcune nazioni, il periodo di stop estivo muta a seconda delle regioni e del livello educativo: per esempio, in Lituania, gli alunni di grado primario di istruzione hanno a loro disposizione ben due settimane di vacanza in più rispetto a quelli della scuola secondaria.
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