Abbiamo chiesto all’IA di spiegarci cos’ha detto il ministro della Cultura alla Camera e questo è ciò che ne è uscito.
Dopo le dimissioni di Gennaro Sangiuliano, ad inizio settembre, per le ben note vicende sentimentali del ministro il ministero della cultura è passato ad Alessandro Giuli, fresco di fine degli studi (ha terminato Filosofia) all’alba dei 48 anni. D’altra parte non è mai troppo tardi, insegnava agli italiani nei ’60 Alberto Manzi.
Ma non siamo qui a parlare della recente laurea del ministro bensì della sua audizione alla Camera per esporre le linee guida del suo dicastero a deputati e senatori riuniti.
Cosa ha detto il ministro Giuli?
Alessandro Giuli parla alla Camera, il testo integrale del suo discorso
Riportiamo di seguito il testo delle sue parole, quasi integralmente:
La conoscenza è il proprio tempo appreso con il pensiero. Chi si appresta a immaginare un orientamento per l’azione culturale e nazionale non può che muovere dal prendere le misure di un mondo entrato nella dimensione compiuta della tecnica e delle sue accelerazioni. Il movimento delle cose è così vorticoso e improvviso, così radicale nelle sue implicazioni e applicazioni che persino il sistema dei processi cognitivi delle persone, non solo delle ultime generazioni, ha cominciato a mutare con esso. Di fronte a questo cambiamento di paradigma, la quarta rivoluzione epocale della storia delineante un’ontologia intonata alla rivoluzione permanente dell’infosfera globale, il rischio che si corre è duplice e speculare. L’entusiasmo passivo, che rimuove i pericoli della ipertecnologizzazione, e per converso l’apocalittismo difensivo che rimpiange un’immagine del mondo trascorsa, impugnando un’ideologia della crisi che si percepisce come processo alla tecnica e al futuro intese come una minaccia. Siamo dunque precipitati nell’epoca delle passioni tristi? Fare cultura è pensare sempre da capo e riaffermare continuamente la dignità, la centralità dell’uomo, ricordare la lezione di umanismo integrale che la civiltà del rinascimento ha reso universale. Non l’algoritmo, ma l’umano, la sua coscienza, la sua intelligenza e cultura immagina, plasma e informa il mondo. In questa prospettiva è un’illusione ottica pensare a una distinzione di categoria o, peggio, a una contrapposizione tra le culture scientifiche e umanistiche. Come in una disputa tra un fronte culturale progressista e uno conservatore. Dialettica errata. Si tratta di pensare: Pitagora, Dante, Petrarca, Botticelli, Verdi, insieme con Leonardo da Vinci e Galilei, Torricelli, Volta, Fermi, Meucci e Marconi, e al di là della declamazione dei grandi nomi della cultura umanistica e scientifica italiana, è necessario rifarsi a questa concezione circolare e integrale del pensiero e della vita che costruisce lo specifico della cultura. Interessarsi ad esse senza considerarle tali, prima che si riversino con le loro difficoltà e contraddizioni in quello che a volte superficialmente chiamiamo “centro storico” o “Ztl”. Avamposti di democrazia. Una prima risposta al mondo dell’editoria, di chi stampa libri e legge libri. Incoraggiare l’accesso alla lettura, rimuovendo ogni forma di barriera sociale e architettonica all’accesso alla lettura. Nei primi 2 anni di questo governo, i luoghi della cultura statale hanno ottenuto il doppio record di visitatori e incassi. Nel 2023 quota 57.730.502 visitatori, dato mai raggiunto prima. Gli incassi sono stati 313,9 milioni di euro, con un incremento di quasi il 34% rispetto al 2022, più 79 milioni. 12 milioni di euro in un anno, senza mortificare il flusso e creando un fondo a favore del patrimonio culturale. Superare la dialettica tra gratuità e profitto, spesso oggetto di critica. La gratuità assoluta è impossibile. Non si tratta di mirare al profitto per il profitto. Bisogna concepire il ricavo della cultura come qualcosa che viene redistribuito con una destinazione a monte, come una tassa di scopo. Nel 2025 abbiamo intenzione di puntare su grandi mostre e sulla semplificazione dei meccanismi autorizzativi per i prestiti internazionali. Sarà centrale il Piano Mattei per l’Africa, dove la cultura è un settore centrale. L’Italia può mettere a disposizione le sue competenze tecniche. Punteremo sulla Biennale di Venezia e sul Sud Italia come ponte per il Nord Africa. Taranto, con la biennale del Mediterraneo, e Messina saranno il fulcro di iniziative. Il modello Caivano è un buon esempio di cosa può fare lo Stato. A partire dal Sud, intendiamo intervenire con un’ingente operazione, ampliando il più possibile gli spazi culturali. Destinare alcuni spazi per offrire servizi di welfare, a cominciare da quelli per l’infanzia. Ci piace l’idea di bambini che possano crescere nella cultura fin da piccoli.
Un testo lungo e a larghi criptico che ha fatto molto discutere per la sua forma.
Ma noi, che non vogliamo far polemica, abbiamo chiesto a ChatGPT di sintetizzarci quanto detto dal Ministro, per poi chiedergli il significato delle sue parole.
Vediamo cosa ci capisce l’Intelligenza Artificiale, laddove quella naturale pare un po’ deficitaria.
Alessandro Giuli, Ministro della Cultura, ha fatto un discorso complesso e teoretico alla Camera, esprimendo la sua visione sulla cultura e il suo ruolo nel contesto moderno. Ha esordito con una riflessione sulla conoscenza e il mondo tecnologico attuale, descrivendo la trasformazione radicale che la “quarta rivoluzione epocale” (quella digitale e dell’infosfera globale) ha portato. Ha criticato due rischi opposti: l’entusiasmo cieco per la tecnologia e il pessimismo apocalittico che rimpiange il passato.
Giuli ha poi affermato che fare cultura significa riaffermare la dignità umana e l’eredità dell’umanesimo del Rinascimento, evitando di contrapporre scienza e umanesimo, in quanto entrambi fanno parte di una concezione circolare e integrale della cultura. Ha citato grandi figure italiane della cultura e della scienza come modelli di questo pensiero.
Dal punto di vista pratico, ha parlato della necessità di rigenerare le periferie attraverso iniziative culturali, partendo dalle biblioteche, che ha definito “avamposti di democrazia”. Ha sottolineato l’importanza di favorire l’accesso alla lettura e ha rivendicato i successi del governo in termini di visitatori e incassi nei luoghi della cultura. Ha difeso l’introduzione di biglietti d’ingresso per i monumenti come una forma di sostegno al patrimonio culturale, sostenendo che la gratuità totale è irrealizzabile e che i ricavi devono essere reinvestiti.
Infine, ha delineato i suoi obiettivi per il 2025, tra cui grandi mostre e progetti culturali legati al “Piano Mattei per l’Africa” e alla valorizzazione del Sud Italia. Ha citato il “modello Caivano” come esempio di intervento culturale nelle periferie, proponendo di creare spazi culturali e servizi di welfare per i bambini.
ChatGPT ci spiega il significato del discorso del Ministro Giuli
Giuli sostiene che la cultura deve affrontare le sfide del mondo ipertecnologico mantenendo al centro l’essere umano e l’umanesimo, integrando scienza e umanesimo. L’accesso alla cultura è visto come un diritto, ma anche come un mezzo per rigenerare le periferie e sostenere l’inclusione sociale. La cultura, per Giuli, non è solo un prodotto da consumare ma un elemento fondamentale per la dignità e la crescita umana, che richiede sostegno economico e investimenti strategici.