Gravidanza surrogata reato universale, ecco cosa accadrà a chi ha già avviato la pratica

Quale sarà il futuro di chi ha intrapreso la strada dell’utero in affitto? Cosa cambia dopo la legge del 16 ottobre 2024.

Il Senato ha approvato il progetto di legge che reputa la maternità surrogata un “reato universale“, paragonandola ad una vera e propria pratica di commercio e di mercificazione delle donne. Ma che cosa accade a chi aveva già avviato l’operazione in precedenza?

Cosa prevede il decreto? E cosa si può fare?

Se si ha intenzione di richiedere la gestazione in affitto e si è un cittadino italiano, questo non è di certo il momento migliore per farlo. Si potrebbe incappare in un’autodenuncia, con le conseguenti sanzioni previste dal decreto: da 3 mesi a due anni di carcere e con multe che toccano anche il milione di euro. L’autodichiarazione può far subentrare la querela anche alla sua fase di richiesta di documenti consolari per far entrare il bambino legalmente nel Bel Paese.

Inoltre, secondo Vincenzo Miri, presidente di Rete Lenford (organizzazione di avvocatura impegnata per la protezione e la tutela dei diritti degli individui appartenenti alla comunità LGBTQ+),: “criminalizzare in Italia ciò che non è un crimine in altri Paesi, è avvenuto finora solo per i cosiddetti reati davvero universali, come i crimini di guerra, genocidio, terrorismo internazionale, pedopornografia. Per quei reati, insomma, che mettono a rischio la tutela degli interessi vitali dello Stato”.

In Europa, svariati paesi hanno convalidato la pratica, maggiormente per scopi altruistici e solidali, come la Gran Bretagna, i Paesi Bassi, il Portogallo, il Belgio e la Danimarca, seguiti, a livello globale, da Stati Uniti e Canada. In altri, come Ucraina, Grecia e Georgia, le norme attorno ad essa sono alquante sfumate e non regolate.

E chi ha già intrapreso la pratica?

Ma chi ha già avviato la procedura, che cosa può fare alla luce delle ultime decisioni? Un’unica cosa, per ora: ricorrere al Tribunale. Gli esperti stanno analizzando il testo del decreto e hanno già individuato alcuni punti poco chiari e carenti. Come dichiara Miri: “Esiste un principio costituzionale secondo il quale le norme penali devono essere molto chiare nel far comprendere quando si realizza la condotta punita e questa non lo è”.

Pare che siano 10 le coppie che hanno scelto l’utero in affitto ed, attualmente, si trovano all’estero, in attesa del parto. Il loro destino sarà deciso quando rimetteranno piede sul suolo italiano. E, come riporta il quotidiano webDagospia‘, altre trenta coppie hanno fatto ricorso all’Associazione Luca Coscioni, agenzia di promozione sociale italiana creata nel 2002, rivolgendosi all’avvocata Filomena Gallo, la quale è nota per il suo impegno per legalizzare la pratica della gestazione per altri (GPA) in Italia.