Chi è Maria Francesca Mariano e perché è stata presa di mira dalla mafia?

La giudice Maria Francesca Mariano si è trovata in mezzo ad una bufera di accuse: che cos’è successo e che cosa ha scatenato le critiche?

La giudice Maria Francesca Mariano è stata travolta da minacce ed accuse, ricevendo anche inquietanti e macabri reperti.

Le minacce e i macabri reperti

Si chiama Maria Francesca Mariano e lavora presso l’ufficio del Gip del Tribunale di Lecce. Da mesi, la giudice è bersaglio di minacce di morte ed intimidazioni ed attualmente è scortata dalle autorità per la sua salvaguardia. In data 23 ottobre 2024, Maria Francesca ha rivenuto nell’aula di udienza una sua foto ritagliata da un giornale locale, circondata dal disegno di una bara, sormontata da una croce. Il ritaglio faceva riferimento ad un caso di mafia del quale la giudice si era occupata tempo prima. Il reperto di giornale è stato portato alla polizia della squadra mobile pugliese, che già stava indagando al caso.

Oltre alle minacce e ai tentativi di aggressione, a febbraio scorso, Mariano aveva ricevuto una testa di capretto mozzata ed insanguinata, infilzata da un coltello da macellaio, con tanto di biglietto che recitava ‘Così‘. Il cimelio era stato lasciato fuori dalla sua abitazione personale.

L’operazione ‘The Wolf‘ e il collegamento con la mafia

Inoltre, durante le indagini, le forze dell’ordine hanno estrapolato una confessione macabra ad un detenuto: il prigioniero voleva farsi interrogare dalla giudice in questione e fingere di collaborare con la giustizia per poter rimanere solo con lei e squarciarle la gola. Risalendo al piano, le autorità hanno scoperto che fosse stato organizzato da Pancrazio Carrino, un latitante 42enne scovato attraverso l’operazione ‘The Wolf‘, istituita allo scopo di distruggere il clan mafioso Lamendola-Cantanna. Pare che sia da questo caso che abbiano avuto inizio le minacce di morte e le intimidazioni, sia per Marano che per la pm Carmen Ruggiero, a capo della Dda (Direzione distrettuale antimafia), la quale stava indagando sui ricatti rivolti alla giudice assieme alla Procura di Potenza.

La pm aveva ottenuto da Marano l’okay per arrestare 22 membri collegati al clan mafioso all’interno di ‘The Wolf‘ e, da quel momento, entrambe hanno vissuto scortate costantemente dagli agenti. Negli ultimi mesi, le misure di sicurezza sono state rafforzate ulteriormente, dotando le due donne di un altro agente di scorta, di una vigilanza sotto casa rinforzata e di un’auto blindata per i propri spostamenti. Entrambe hanno ricevuto missive e lettere scritte col sangue e piene di riferimenti satanici. Si pensa che sia tutto opera del clan mafioso Lamendola-Cantanna.