Scienza

Cos’è la “cocaina del mare” e quali danni sta provocando all’ecosistema?

Le organizzazioni criminali adesso sono interessate al nuovo commercio illegale della “cocaina del mare”. Di che si tratta?

Stiamo parlando delle delle “fauci di pesce”, ovvero le vesciche natatorie essiccate. Una delle specie marittime in pericolo di estinzione dal 1991 e la cui pesca è vietata dal 1975: la totoaba.

Negli ultimi 25 anni, il commercio globale di queste vesciche ha registrato una crescita rapida, con i prezzi di mercato che superano di gran lunga quelli di altri pesci essiccati, come le pinne di squalo e i cetrioli di mare.

Perché questo prodotto si distingue?

In Asia, e in particolare nella Cina meridionale, sono considerate una prelibatezza culinaria, un simbolo di prosperità, ma anche un rimedio della medicina tradizionale: viene usato per la sua presunte proprietà contro le emorragie. Inoltre si dice anche che abbia delle proprietà ringiovanenti, sebbene tali considerazioni non siano supportate da prove scientifiche.

In alcuni Paesi a basso e medio reddito, dove la domanda di fauci è particolarmente elevata, queste sono a volte definite “la cocaina del mare” per via della loro elevata redditività.

Come riporta un articolo della rivista “Nature” : «Papua Nuova Guinea è diventata la fonte di alcune delle fauci più ricercate. Il prezzo offerto ai pescatori del delta per le fauci essiccate di una specie pregiata, la Nibea squamosa, è stato registrato fino a 15.615 dollari al chilogrammo», conclude la rivista.

La “cocaina del mare” e il rischio di un disastro ambientale

La Papua Nuova Guinea, che è diventata una delle principali fonti di fauci di pesce altamente ricercate, adesso è a rischio. Nel delta del Kikori, l’industria delle “fauci” ha conosciuto un’esplosione, paragonabile a una corsa all’oro nel settore della pesca. I pescatori hanno sostituito le loro tradizionali canoe a remi, lenze e ami con gommoni fuoribordo e reti commerciali. Molte specie di pesci che producono queste vesciche sono minacciate di estinzione, a causa della pesca eccessiva, con reti con cui vengono catturati diversi tipi di pesci indistintamente: delfini, balene, tartarughe.

Yvonne Sadovy, esperta di pesca, esprime preoccupazione per la situazione e Insieme ad altri membri della IUCN, ha lanciato un allarme riguardo alla mancanza di controlli e alla scarsa consapevolezza da parte dei governi riguardo al valore e alle minacce di questo commercio. Sadovy descrive la situazione come una “frontiera da cowboy”, in cui i prezzi elevati incoraggiano i pescatori a prendere di mira specie poco conosciute. Spera che le organizzazioni internazionali, come la FAO, si attivino per documentare il commercio e implementare un codice specifico per le fauci, evidenziando che ci sono opportunità per generare benefici per i pescatori prima che alcune specie vengano sfruttate eccessivamente. Si parla di un alto rischio di un disastro ambientale. 

Erica Maria D'Anna

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