Kakhaber Kaladaze, ex stella del Milan, ha cambiato professione lasciando il calcio per diventare una figura di spicco in politica in Georgia.
Ex terzino del Milan, Kakhaber Kaladaze ha completamente cambiato inclinazione professionale e fa parlare di sé, questa volta in modo controverso.
Dalla stella del Milan alla politica
Il suo nome è legato non solo ai successi sul campo, con due Champions League e vari titoli vinti con i rossoneri, ma anche alla sua rapida ascesa nella politica del paese.
Infatti, oggi Kaladze è sindaco di Tbilisi e segretario generale del partito al potere, Sogno Georgiano, che sta segnando una netta svolta filo-russa nella politica georgiana.
È probabile che il legame che l’ex difensore del Milan e Silvio Berlusconi, ex presidente del club, abbia avuto un ruolo determinante nella carriera politica del calciatore.
Un passaggio rapido da eroe nazionale a politico contestato
Il suo percorso da calciatore a politico è stato rapido e sorprendente. Iniziato poco dopo il ritiro dal calcio in pochi mesi, Kaladze è stato eletto deputato del Parlamento georgiano; nominato ministro dell’Energia, e vicepremier del governo formato dal nuovo partito di maggioranza Sogno Georgiano.
Nel 2017, Kaladze è stato eletto sindaco di Tbilisi, confermando la sua centralità politica, ed ha poi ha ottenuto un secondo mandato nel 2021.
Negli anni, la sua immagine di ex calciatore idolatrato dal pubblico georgiano è stata progressivamente oscurata dalla sua carriera politica, che ha suscitato sempre più critiche.
Kaladze aveva promesso di migliorare le condizioni economiche del paese, ma le sue politiche hanno spesso favorito il consolidamento dei legami con la Russia, in particolare nel settore energetico. Durante il suo mandato come ministro dell’Energia, ha facilitato l’ingresso di Gazprom, il gigante energetico russo, nel mercato georgiano.
Come sindaco, ha dato il via libera a contratti con aziende russe per la fornitura di materiali per la metropolitana della capitale, suscitando polemiche per la sua vicinanza con Mosca.
Mamuka Andguladze, presidente di Media Advocacy Coalition, associazione georgiana che promuove e tutela i diritti della stampa, racconta a UltimoUomo che molti georgiani, un tempo lo consideravano un eroe nazionale. Oggi invece lo vedono più come un politico opportunista che ha “abusato della sua posizione per interessi personali”.
Il suo stile autoritario e i suoi atteggiamenti verso i giornalisti, che spesso ha trattato con disprezzo, sono diventati un marchio di fabbrica. Le sue posizioni politiche, caratterizzate da una retorica filo-russa e anti-occidentale, sono state criticate anche dagli oppositori, che lo accusano di alimentare la divisione tra la Georgia e l’Occidente.
Accuse di brogli elettorali
La sua figura è diventata particolarmente controversa durante le elezioni del 2021, quando sono emerse accuse di brogli elettorali a favore del suo partito.
Nonostante le denunce di manipolazione del voto, il partito ha mantenuto il potere, alimentando sospetti sul controllo che Kaladze e i suoi alleati esercitano sulla politica del paese.
La Georgia, che aveva fatto dei progressi verso l’integrazione con l’Unione Europea, ora si trova a fronteggiare un futuro più incerto, con un governo che sembra sempre più allontanarsi dall’Occidente per avvicinarsi alla Russia.
Un futuro incerto per la Georgia
Kaladze, pur definendosi “pro-europeo”, ha esplicitamente messo in dubbio la necessità di un allineamento stretto con l’Europa, proponendo una via di riconciliazione con la Russia che, secondo alcuni, rischia di minare l’indipendenza della Georgia.
La sua retorica, spesso in linea con quella del Cremlino, e il suo impegno a evitare di prendere posizioni nette contro Mosca lo rendono un simbolo di una Georgia che sembra divisa tra due mondi.
Con il suo potere crescente, Kaladze gioca un ruolo fondamentale in un momento cruciale della storia del paese, segnato da una forte tensione tra l’orientamento filo-occidentale della popolazione e le politiche del governo.