Marco Magrin, la storia che evidenzia la crisi abitativa e i salari insufficienti in Italia, aggravando gli sfratti e affitti inaccessibili.
La morte di Marco Magrin, operaio di 53 anni trovato senza vita, a causa di un infarto, probabilmente dovuto al gelo, in un box auto a Treviso, ha portato all’attenzione pubblica due gravi problemi che affliggono l’Italia: la crisi abitativa ed i salari insufficienti.
La sua storia, purtroppo simile a quella di tanti altri, è il simbolo di un Italia in cui il lavoro non è più sufficiente per garantire un tetto sopra la propria testa.
L’Italia, seconda potenza manifatturiera d’Europa, conta una percentuale crescente di “working poor”, cioè lavoratori che, pur avendo un impiego, vivono sotto la soglia di povertà. Il 12% dei lavoratori italiani rientra in questa categoria, una percentuale che sale al 17% tra gli operai. Nonostante la crescita dei profitti aziendali, i salari rimangono stagnanti, incapaci di coprire l’aumento vertiginoso del costo della vita.
La proposta di un salario minimo orario di almeno 10€ è stata più volte respinta dal governo Meloni, lasciando migliaia di famiglie in balia di salari che non permettono una vita dignitosa. La stagnazione degli stipendi si scontra con l’aumento vertiginoso degli affitti, aggravando ulteriormente la condizione dei lavoratori.
Nel 2023, ben 21.345 nuclei familiari hanno subito uno sfratto, con una media di 60 sfratti al giorno.
L’80% di questi sfratti è dovuto alla morosità, segnale di difficoltà economiche sempre più diffuse. La Lombardia, ad esempio, ha registrato un aumento del 13,73% degli sfratti rispetto all’anno precedente. Questo fenomeno è stato aggravato dall’abolizione del fondo statale per la morosità incolpevole da parte del governo Meloni, che in passato forniva un supporto vitale agli inquilini in difficoltà.
Nonostante la crescente emergenza abitativa, l’Italia continua a dismettere il proprio patrimonio pubblico. Solo nella provincia di Treviso si contano circa 68.000 appartamenti sfitti, di cui 6.000 nella città stessa. Nel novembre 2023, la Regione Veneto ha approvato un piano di cessione di 384 alloggi pubblici, anziché destinarli alle famiglie bisognose.
La situazione degli affitti è altrettanto critica. Tra il 2022 e il 2023, i prezzi degli affitti sono aumentati in media del 10,2%, con ulteriori incrementi nel 2024. Ad aprile 2024, il prezzo medio degli affitti ha raggiunto i 13,63€ al metro quadro, segnando un aumento dell’11,72% rispetto all’anno precedente. Questo rende sempre più difficile per le famiglie italiane accedere a un’abitazione adeguata.
La percentuale di famiglie che dichiarano difficoltà nel pagare l’affitto è passata dal 31,4% nel 2022 al 34,8% nel 2023. Questi dati sottolineano una crescente emergenza sociale che il governo sembra ignorare.
L’Italia soffre di una carenza cronica di alloggi pubblici e sociali. Rispetto alla media europea, il nostro Paese offre un numero significativamente inferiore di abitazioni pubbliche, lasciando le fasce più deboli senza alternative. L’assenza di un piano casa strutturato e l’inadeguatezza delle politiche pubbliche contribuiscono all’aggravarsi della crisi.
Mentre le istituzioni trascurano le esigenze dei cittadini, si assiste a una crescente finanziarizzazione del mercato immobiliare. La liberalizzazione degli affitti brevi, ad esempio, ha favorito i turisti a scapito degli abitanti stabili, rendendo la casa un lusso per pochi.
La combinazione di salari insufficienti, affitti inaccessibili e una politica abitativa carente sta portando l’Italia verso una crisi sociale di proporzioni drammatiche.
La tragica morte di Marco Magrin dovrebbe essere un campanello d’allarme per rivedere le politiche salariali e abitative del Paese. Senza interventi urgenti, il diritto alla casa e a una vita dignitosa rimarrà un miraggio per una parte sempre più ampia della popolazione.
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