Alla scoperta di uno dei luoghi più inospitali del pianeta: parliamo della depressione della Dancalia, situata in Etiopia.
È uno dei luoghi più simili all’inferno sulla Terra: è la depressione della Dancalia, in Etiopia. Questa regione, situata nel corno d’Africa, è il risultato della separazione tra i continenti africano e asiatico e si estende a oltre 100 metri sotto il livello del mare.
Come un luogo che sembra far parte di un altro pianeta, si distingue per essere una delle regioni più basse in rapporto al livello del mare del pianeta e presenta un clima estremamente caldo e secco. Con una superficie di 200 chilometri per 50 chilometri, le sue caratteristiche la rendono quasi impossibile da esplorare per l’umanità.
In epoche antiche, questa regione era coperta dalle acque del Mar Rosso. Con il passare dei millenni, però, eruzioni vulcaniche hanno creato una barriera naturale che ha portato alla formazione di un mare indipendente. Progressivamente, questo mare si è prosciugato, lasciando spazio a vasti territori di saline e a numerosi laghi salati.
La depressione della Dancalia è così pericolosa per diversi motivi. Innanzitutto, è uno dei luoghi più caldi del pianeta, con temperature che oscillano costantemente tra i 34 e i 50°C. La regione è, inoltre, estremamente secca, poiché l’unico fiume che la attraversa, l’Awash, tende a prosciugarsi, creando una serie di laghi salati che non sfociano mai nell’Oceano Indiano.
Come se non fosse abbastanza, ci sono diversi vulcani attivi nella zona, come il Dallol e l’Erta Ale, che eruttano con una certa frequenza. Ma anche geyser, conche ribollenti e un lago infuocato di lava.
L’aria è carica di gas come acido solforico e cloro e vi sono anche sorgenti acide che rendono il luogo quasi del tutto incompatibile con la vita, ad eccezione dei microrganismi che si sono adattati a tali condizioni estreme.
A causa della quasi totale assenza di piogge, la vegetazione è limitata principalmente a piante in grado di resistere a lunghi periodi di siccità, come i piccoli alberi di Dracaena, i cespugli e le piante grasse. La fauna locale comprende vari ungulati, tra cui le zebre di Grevy, le gazzelle di Soemmering, le antilopi Beisa, gli struzzi e l’ultima popolazione di asino selvatico africano.
Nella regione sono stati rinvenuti numerosi resti fossili, non solo di ominidi, ma anche di elefanti, coccodrilli e ippopotami.
La zona è inoltre estremamente ricca di potassio, presente anche in superficie, che in passato veniva sfruttato da società minerarie italiane per la produzione di fertilizzanti ed esplosivi.
Nonostante le condizioni estreme, vicino alla depressione della Dancalia si trova un piccolo paese chiamato Afar, abitato da nomadi che si dedicano all’estrazione del sale dalle numerose sorgenti saline presenti nella zona. I minatori usano metodi di estrazione tradizionali: rompono i blocchi di sale con strumenti manuali, creando mattoni che vengono poi trasportati su dromedari.
Le esplorazioni europee della Dancalia iniziarono con gli italiani nella seconda metà dell’Ottocento, con Giuseppe Maria Giulietti, che nel 1881 fu il primo a esplorare la regione, per poi essere ucciso dalle popolazioni locali.
Gli scienziati stanno ancora conducendo esperimenti in questa area per comprendere come gli esseri umani possono sopravvivere in condizioni così estreme, simili piuttosto a quelle di altri pianeti.
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