L’analisi di Adrian Barnett e Nicole White rivela un aumento di errori ortografici nelle pubblicazioni scientifiche degli ultimi anni.
Uno studio condotto lo scorso anno dai ricercatori australiani Adrian Barnett e Nicole White ha sollevato una preoccupante tendenza nelle pubblicazioni scientifiche degli ultimi cinquant’anni: un aumento significativo degli errori di ortografia.
L’analisi, pubblicata nel blog della London School of Economics (LSE), ha evidenziato che refusi comuni come reserach al posto di research (ricerca) o risk ration invece di risk ratio (rischio relativo) sono diventati più frequenti nel tempo, sollevando interrogativi su possibili implicazioni per la qualità delle pubblicazioni scientifiche.
Barnett e White, docenti presso la Queensland University of Technology, hanno utilizzato il database PubMed, uno dei più grandi archivi di articoli scientifici, per analizzare oltre 32 milioni di titoli e abstract pubblicati tra il 1970 e il 2023.
Durante questa ricerca, i due ricercatori hanno focalizzato l’attenzione su quindici errori di ortografia che considerano comuni, tra cui confident interval (anziché confidence interval, intervallo di confidenza) e odd ratio (invece di odds ratio, rapporto di probabilità). Questi refusi, che possono sembrare minori, sono facilmente individuabili grazie a normali strumenti di correzione automatica, ma la loro crescente frequenza suggerisce tendenze più ampie.
L’analisi ha mostrato un aumento esponenziale dei refusi dal 1970 ad oggi. Se nel 1970 si riscontravano 0,1 errori ogni 10.000 abstract, nel 2023 questo numero è salito a 8,7 per ogni 10.000 articoli.
Ben 11 degli errori ortografici esaminati sono aumentati considerevolmente nel tempo, sebbene la frequenza totale dei refusi rimanga relativamente bassa. I ricercatori hanno sottolineato che, sebbene lo studio si concentri su un numero limitato di errori, è probabile che altri refusi non inclusi nell’analisi seguano la stessa tendenza.
Barnett e White suggeriscono che l’aumento degli errori potrebbe essere legato alla crescente pressione di “pubblicare rapidamente“, una dinamica ben nota nel mondo accademico. Il fenomeno del publish or perish (“pubblica o muori”) descrive la competizione feroce tra i ricercatori, che sono incentivati a produrre articoli scientifici a ritmi sempre più veloci per ottenere visibilità e carriera accademica. La necessità di pubblicare sempre di più potrebbe portare gli autori a lavorare più frettolosamente, con minore attenzione ai dettagli, come la correzione degli errori ortografici.
La stessa dinamica potrebbe influire negativamente sulla qualità del processo di peer review, con i revisori che, sotto pressione, potrebbero non dedicare sufficiente tempo alla lettura accurata degli articoli. Questo potrebbe contribuire all’accumulo di refusi, che non vengono corretti prima della pubblicazione.
Adam J. Case, docente di psicologia alla Texas A&M University, ha commentato l’analisi ponendo l’accento sulla responsabilità degli editori delle riviste scientifiche. Case ritiene che, in molti casi, gli editori – che ricevono finanziamenti pubblici per gestire le riviste – dovrebbero investire maggiormente in correttori di bozze professionisti per evitare errori facilmente correggibili.
Un’altra ipotesi avanzata da Barnett e White è che l’aumento dei refusi possa essere correlato all’espansione della comunità scientifica globale, con un numero maggiore di autori non anglofoni che contribuiscono alla ricerca accademica. Questo fenomeno potrebbe avere effetti positivi, ampliando la diversità e la qualità del lavoro accademico a livello globale, ma comporta anche un aumento degli errori linguistici, soprattutto da parte di ricercatori che non hanno l’inglese come lingua madre.
Infine, l’uso crescente di strumenti di intelligenza artificiale (IA) per la scrittura scientifica potrebbe avere effetti ambivalenti sugli errori ortografici. Mentre alcuni strumenti di correzione automatica potrebbero ridurre gli errori da parte di autori non anglofoni, altri strumenti, utilizzati per accelerare i processi di scrittura, potrebbero contribuire a generare testi più generici o imprecisi, aumentando il rischio di refusi.
Sebbene gli errori ortografici possano sembrare un dettaglio marginale, l’aumento di questi refusi nei lavori scientifici suggerisce una serie di problematiche più profonde legate alla pressione accademica, ai processi editoriali e all’espansione della scienza globale. Per quanto un singolo errore di ortografia non minacci necessariamente la qualità di un articolo, la loro frequenza crescente potrebbe riflettere una cultura della pubblicazione che, in alcuni casi, sacrifica la qualità e la cura per la quantità e la velocità.
Con una Kia Picanto modificata da 9mila euro, guidata esclusivamente con i piedi, Nicholas racconta…
Mesi dopo lo schianto costatogli la vita, la Procura di Bolzano indaga due militari per…
Ventisei arresti a Gioia Tauro, tra cui il boss della 'ndrangheta Pino “Facciazza” Piromalli in…
Dopo 75 anni emergono le carte che lo scrittore credeva irrimediabilmente perdute, tra cui Londra, appena…
Il governo ha deciso di concedere la cittadinanza a Maria Bartiromo, giornalista statunitense di origini…
La Sardegna ha approvato la legge sul suicidio assistito, diventando così la seconda regione italiana…