Prima delle camicie verdi, c’erano dischi in vinile, un boogie-woogie e un nome d’arte che oggi sembra uno scherzo: Donato
Prima di diventare “il Senatur”, fondatore e volto storico della Lega Nord, Umberto Bossi aveva un altro sogno: cantare. E lo fece davvero. Con lo pseudonimo Donato, il giovane Bossi provò a entrare nel mondo della musica leggera italiana. Un passato dimenticato – o forse rimosso – che riemerge ogni tanto tra vinili vintage, articoli d’archivio e video YouTube. E no, non è una leggenda urbana: è tutto vero.
Il futuro leader padano incise addirittura un 45 giri nel 1964 per la piccola etichetta Caruso, fondata dal produttore Vitaliano Caruso. Le due tracce si intitolavano “Ebbro” e “Sconforto”. La prima era un boogie con arrangiamenti swing, la seconda una ballata malinconica, quasi rock lento. Una prova onesta, ma acerba. Nulla che avrebbe potuto minacciare Celentano, per capirci. Eppure, dietro quella voce incerta e quel nome d’arte un po’ spiazzante, si nascondeva un ragazzo deciso a dire la sua – se non con un microfono, almeno con un megafono, anni dopo.
L’episodio musicale risale a quando Umberto Bossi aveva poco più di vent’anni. Nato a Cassano Magnago nel 1941, cresce in un contesto popolare e inizia a studiare medicina a Pavia, anche se non finirà mai gli studi. In quegli anni tenta anche la via del Festival di Castrocaro, trampolino per tanti artisti emergenti dell’epoca. Si presenta alle selezioni del 1961 ma viene scartato. L’anno dopo ci riprova, invano. Nel 1964 però qualcosa si muove: riesce a incidere il suo unico disco.
Sui vinili dell’etichetta Caruso, oggi pezzi da collezione rarissimi, il nome “Donato” è in bella evidenza. Nessun riferimento a Bossi, che solo decenni dopo avrebbe ammesso con imbarazzo quel tentativo artistico. La voce che canta in “Ebbro” non ha nulla di particolarmente riconoscibile, ma c’è una certa energia. Una vena teatrale che, riascoltata oggi, sembra anticipare i comizi furiosi e appassionati del leader leghista.
Il disco non ottenne alcun successo e Donato finì nel cassetto. Umberto Bossi lasciò da parte la musica e si dedicò alla politica, che abbracciò davvero negli anni ’80, fondando la Lega Autonomista Lombarda, poi evoluta nella Lega Nord. Da lì, una carriera rapidissima che lo portò fino ai vertici dello Stato, diventando ministro e – per molti – simbolo del federalismo italiano.
Col passare del tempo, quel 45 giri è diventato oggetto di culto. Qualcuno lo conserva, qualcun altro lo ha digitalizzato e caricato online. I video su YouTube con la voce del giovane Bossi sono commentati con ironia, ma anche con un certo stupore: chi lo avrebbe mai detto?
Né la Lega né Bossi stesso hanno mai cercato di valorizzare quell’episodio. Anzi, più volte è stato derubricato come una goliardata giovanile. Ma resta un documento straordinario: prima delle campagne contro Roma ladrona, prima dei cori da Pontida, c’era Donato. Un ragazzo che sognava la musica e finì per cambiare la politica.
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