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Chi è Piero De Luca, il figlio di Vincenzo De Luca nominato segretario regionale del PD

Piero De Luca ha conquistato la guida del PD campano in un congresso segnato da un equilibrio delicato tra partiti, alleanze e strategie elettorali.

La notizia ha fatto discutere: Piero De Luca, figlio primogenito del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, è stato eletto qualche giorno or sono nuovo segretario regionale del Partito Democratico. La decisione è arrivata nel corso del congresso regionale, ma non si è trattato di un voto incerto o di una competizione aperta: De Luca junior era infatti l’unico candidato, frutto di un accordo politico che ha messo insieme PD, Movimento 5 Stelle e, naturalmente, il padre Vincenzo, in vista delle cruciali elezioni regionali del 23 e 24 novembre.

Dietro l’ufficialità di una nomina si cela una trama politica complessa. Vincenzo De Luca, leader di lungo corso del PD in Campania, non potrà correre per un terzo mandato a causa della decisione della Corte costituzionale. Una circostanza che ha aperto scenari inaspettati: il governatore ha più volte manifestato la propria contrarietà alla linea politica della segretaria Elly Schlein e soprattutto all’ipotesi di un’alleanza con i 5 Stelle per sostenere la candidatura di Roberto Fico. Fico, ex presidente della Camera e figura di spicco del Movimento, rappresenta da anni uno degli avversari più accesi di De Luca senior.

Eppure, nonostante i contrasti, un compromesso è stato trovato. La segreteria nazionale temeva infatti che Vincenzo De Luca potesse rispondere con una mossa dirompente: presentare una lista autonoma, capace di drenare consensi preziosi e compromettere la candidatura di Fico. L’intesa finale ha sancito un delicato equilibrio: De Luca padre appoggerà il candidato 5 Stelle, ma in cambio il figlio Piero ha ottenuto la garanzia di essere l’unico candidato alla guida regionale del PD.

Piero De Luca tra biografia e carriera politica: chi è il nuovo segretario del PD in Campania

Per comprendere il significato di questa nomina, occorre guardare oltre le logiche di partito e soffermarsi sul percorso di Piero De Luca. Nato a Cava de’ Tirreni l’11 giugno 1980, ha costruito un curriculum solido e coerente con la sua formazione giuridica e istituzionale. Dopo la laurea con lode in giurisprudenza all’Università di Napoli Federico II, ha proseguito gli studi a Bruxelles, specializzandosi in diritto europeo. Ha conseguito un dottorato di ricerca e dal 2008 al 2018 ha lavorato presso la Corte di giustizia dell’Unione europea, come referendario presso il gabinetto del giudice Antonio Tizzano. Parallelamente, ha maturato competenze accademiche che lo hanno portato, nel 2022, a diventare professore associato di Diritto dell’Unione Europea presso l’Università di Cassino.

Sul piano politico, il suo ingresso nel Partito Democratico risale al 2013, con ruoli crescenti a livello regionale e nazionale. Nel 2018 è stato eletto deputato alla Camera, venendo poi riconfermato nel 2022 come capolista del PD in Campania. All’interno del gruppo parlamentare ha ricoperto posizioni di rilievo, fino a diventare vicepresidente e, successivamente, segretario con delega per PNRR, riforme e sicurezza. Più di recente, a gennaio 2024, ha assunto un ruolo nella corrente “Energia Popolare” di Stefano Bonaccini, a testimonianza di una rete di relazioni che va oltre l’orizzonte regionale.

La sua nomina a segretario del PD campano non è quindi solo il risultato di un “patto familiare”, ma anche l’approdo di un percorso personale che intreccia carriera istituzionale, accademica e partitica. Tuttavia, il peso del cognome De Luca resta ineludibile: la sua ascesa avviene in un contesto in cui il padre, pur impossibilitato a candidarsi, resta un attore decisivo della politica campana.

La sfida ora sarà duplice. Da un lato, Piero De Luca dovrà dimostrare di essere più di un semplice “erede” e di saper gestire un partito regionale attraversato da tensioni e compromessi. Dall’altro, la sua figura sarà osservata a livello nazionale, come banco di prova per le future alleanze tra PD e Movimento 5 Stelle e come cartina al tornasole del rapporto sempre complesso tra leadership locali e direzione nazionale del partito.

Andrea Segala

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