Il cranio che riscrive l’evoluzione umana: Yunxian 2 e la vera origine dei Denisoviani

Un fossile dimenticato diventa la chiave per comprendere quando e come si separarono i destini dell’Homo sapiens e dei misteriosi Denisoviani

Nel cuore della Cina centrale, nella provincia di Hubei, due crani umani fossilizzati furono scoperti negli anni Ottanta vicino al fiume Han. Erano frammentari e deformati, tanto da sembrare quasi inutilizzabili. Per decenni furono classificati come semplici Homo erectus asiatici. Uno di questi fossili, chiamato Yunxian 2, oggi torna sotto i riflettori grazie a un’analisi pubblicata su Science.

La datazione colloca il cranio tra 0,94 e 1,1 milioni di anni fa: un’epoca lontanissima, quando i nostri antenati diretti erano ancora in Africa e in Asia dominava Homo erectus. Eppure, il volto ricostruito di Yunxian 2 racconta un’altra storia.

Gli studiosi hanno utilizzato la tomografia computerizzata per scansionare il cranio, deformato come una lattina schiacciata. Poi, grazie a un algoritmo di ricostruzione 3D, ne hanno “raddrizzato” le ossa virtualmente, restituendo un volto quasi completo. Non è un semplice dettaglio tecnico: questa operazione ha permesso di osservare proporzioni e caratteristiche mai viste prima, collocando Yunxian 2 all’interno del nostro complesso albero genealogico.

Per fissarne l’età, gli scienziati hanno combinato tre approcci indipendenti: stratigrafia (analisi degli strati di terreno), paleomagnetismo (studio delle inversioni del campo magnetico terrestre) e metodi isotopici (decadimento di elementi radioattivi). Un triangolo di prove che ha ridotto al minimo il margine di errore, confermando l’età del fossile intorno al milione di anni.

Denisoviani, Homo longi e il “Muddle in the Middle”: come Yunxian 2 cambia l’evoluzione umana

Chi erano i Denisoviani? Scoperti nel 2010 grazie al DNA estratto da un dito e da un dente in Siberia, erano cugini dei Neanderthal che hanno lasciato tracce genetiche nelle popolazioni odierne di Asia e Oceania. Fino a pochi anni fa restavano quasi senza volto, conosciuti solo dal loro genoma.

Nel 1933, in Cina, era stato trovato un cranio massiccio a Harbin, descritto nel 2021 come Homo longi o “Dragon Man”. Per molti studiosi è il candidato ideale per rappresentare i Denisoviani.

Yunxian 2 assomiglia molto ai fossili cinesi più tardi come Dali e Jinniushan, che a loro volta ricordano da vicino quello di Harbin. A completare il quadro si aggiunge la mandibola di Xiahe, trovata in Tibet e attribuita con certezza ai Denisoviani grazie alla paleo-proteomica. Il filo rosso diventa chiaro: Yunxian 2 è probabilmente il più antico rappresentante di questa linea evolutiva asiatica, che un milione di anni fa già si differenziava dai nostri antenati africani.

Fino a ieri Yunxian 2 era archiviato come un cranio malmesso di Homo erectus. Oggi diventa la prova che già un milione di anni fa esisteva in Asia un lignaggio umano distinto e avanzato, parallelo a quello che avrebbe portato all’Homo sapiens. La separazione tra la nostra specie e i Denisoviani non avvenne 600.000 anni fa, come si pensava, ma almeno 300.000 anni prima. Questo cambia radicalmente la cronologia dell’evoluzione umana.

Gli antropologi chiamano “Muddle in the Middle” la confusione evolutiva tra 800.000 e 300.000 anni fa, quando convivevano forme intermedie che non si incastrano facilmente nelle categorie di Homo erectus, Neanderthal o sapiens. Yunxian 2 porta un po’ di ordine in questo caos: mostra che non tutto era un miscuglio indistinto, ma che già molto prima esisteva una linea asiatica coerente, collegabile ai Denisoviani.

Non tutti gli studiosi, però, sono d’accordo. Alcuni ritengono rischioso attribuire Yunxian 2 ai Denisoviani senza prove genetiche. Altri mettono in dubbio che Homo longi meriti il rango di specie distinta. Ma la scienza avanza proprio così: con ipotesi che vengono discusse, testate e, se necessario, riformulate.

Quel che è certo è che Yunxian 2 riporta l’Asia al centro della nostra storia evolutiva, dimostrando che l’emergere di nuovi rami umani non fu un fenomeno esclusivamente africano o europeo. La ricostruzione digitale non ha solo restituito un volto a un fossile dimenticato: ha illuminato un intero capitolo dell’evoluzione umana, anticipando di centinaia di migliaia di anni la nascita dei Denisoviani. Possibile che la nostra storia sia più antica di quanto si pensi? Probabilmente presto dovremo riscrivere il nostro albero genealogico.