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Il Molise esiste (ed è depresso): l’Italia che soffre in silenzio secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità

Sintomi depressivi in crescita tra adulti e anziani, soprattutto tra le fasce più fragili. L’allarme dell’ISS: “Serve rafforzare i servizi”

In Molise oltre il 15% degli adulti mostra sintomi depressivi: è la percentuale più alta d’Italia. Ma non va molto meglio nel resto del Paese, dove, secondo i dati delle sorveglianze Passi e Passi d’Argento dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), la depressione e il disagio psicologico restano un problema diffuso e crescente, soprattutto tra chi vive in condizioni di difficoltà economica o di isolamento.

Poco più del 6% degli adulti italiani e circa il 9% degli over 65 riferiscono sintomi depressivi, ma le percentuali triplicano tra chi dichiara di avere problemi economici: 18% tra gli adulti e 25% tra gli anziani. In media, chi presenta sintomi depressivi racconta di sentirsi giù o svuotato per oltre metà mese: circa 16 giorni su 30.

Il fenomeno non risparmia nessuna fascia sociale, anche se le donne, le persone sole, chi ha una bassa istruzione o patologie croniche sono le più colpite. L’ISS segnala che il disagio cresce in parallelo alla precarietà lavorativa e alla difficoltà di accesso alle cure, mentre la carenza di psichiatri e operatori sanitari specializzati limita la capacità del sistema di rispondere ai nuovi bisogni.

Nord e Sud, un’Italia divisa (anche nella depressione)

I numeri mostrano un quadro sorprendente: se nel 2008 il Sud partiva da livelli più alti di disagio psicologico, negli anni successivi la tendenza si è invertita. Dal 2016 in poi, mentre al Nord la discesa dei casi si è fermata, il Sud ha continuato a migliorare, riducendo la prevalenza di sintomi depressivi. Al contrario, il Centro Italia, dopo una prima fase di calo, ha visto un nuovo aumento dei casi a partire dal 2018.

Il Molise è oggi la regione più colpita, con il 15,1% della popolazione adulta che riferisce sintomi depressivi, seguito dalla Marche (9,2%) e dalla Sardegna (8,6%). Le percentuali più basse si registrano in Calabria (2,6%) e Puglia (3,4%), regioni che, nonostante i problemi economici, sembrano avere una maggiore resilienza sociale.

Tra gli over 65, la situazione resta preoccupante: il 9% mostra segni di depressione e, dopo gli 85 anni, la percentuale sale al 13%. Le donne anziane e chi vive solo rappresentano le categorie più vulnerabili, ma un dato colpisce più di tutti: quasi una persona su quattro non chiede aiuto.

Negli ultimi anni, l’ISS ha registrato una crescita costante della domanda di cure psichiatriche. Tra il 2021 e il 2023 i ricoveri nei reparti psichiatrici ospedalieri sono aumentati, così come le consulenze nei Pronto Soccorso, dove si segnala anche un preoccupante incremento dei casi di autolesionismo.

Nonostante ciò, la fotografia del sistema di assistenza non è confortante: mentre aumentano gli psicologi e gli operatori sociali sanitari, calano psichiatri, assistenti sociali e terapisti della riabilitazione psichiatrica. La telemedicina, esplosa durante la pandemia, si è quasi dissolta: i servizi da remoto sono “drasticamente diminuiti”, con un ritorno alle prestazioni in presenza. “La dotazione complessiva di risorse umane resta una criticità”, commentano gli esperti dell’ISS. “Serve un impegno concreto per rafforzare i servizi e rispondere alle nuove e vecchie esigenze della popolazione”.

Nel frattempo, cresce l’attenzione verso un altro ambito collegato al disagio mentale: i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. A settembre 2025 l’ISS ha aggiornato la mappa nazionale dei centri dedicati, che oggi conta 225 strutture tra pubblico e privato. La maggior parte si concentra nel Nord Italia, ma la domanda è in aumento ovunque, segno che la salute mentale – nelle sue molte sfumature – è diventata una questione nazionale.

Andrea Segala

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