TV3 decide di includere la città sarda nelle previsioni del tempo dei “Països Catalans”. L’opposizione parla di “delirio espansionista”
Da qualche giorno in Spagna non si parla d’altro. Nelle previsioni del tempo trasmesse da TV3, la televisione pubblica della Catalogna, è comparsa anche Alghero, con il suo nome catalano L’Alguer. Una “presenza” inattesa che ha scatenato un acceso dibattito mediatico, tra accuse di propaganda indipendentista e difese di carattere culturale.
Secondo l’emittente, si tratta semplicemente di un modo per rappresentare l’insieme dei territori catalanofoni, dai Pirenei fino al Mediterraneo, includendo quindi anche le Baleari, Andorra, la Catalogna del Nord in Francia e, appunto, la città sarda dove ancora si parla una variante del catalano. L’opposizione unionista, invece, non ci ha visto nulla di innocente. Il Partito Popolare spagnolo ha definito la mappa meteorologica un gesto di “delirio espansionista”, accusando la tv di utilizzare le previsioni del tempo come veicolo di simboli indipendentisti.
Il deputato catalano Hugo Manchon ha presentato un’interrogazione parlamentare chiedendo spiegazioni alla presidente dell’emittente, Rosa Romà, sulla base di “possibili motivazioni politiche o ideologiche”. Nel frattempo, sui social è esplosa l’ironia: “È come se la tv nazionale spagnola inserisse l’America Latina nelle proprie previsioni”, ha scritto un utente, mentre altri hanno commentato con mappe parodiche che estendono la Catalogna fino a Buenos Aires.
Al di là della polemica politica, il rapporto tra Alghero e la Catalogna è tutt’altro che un’invenzione recente. La città sarda, conquistata nel XIV secolo dalla Corona d’Aragona, ha conservato nei secoli una forte impronta linguistica e culturale catalana. Ancora oggi si parla l’algherese, una variante locale del catalano riconosciuta come lingua minoritaria dallo Stato italiano e dalla Regione Sardegna. Secondo le stime più recenti, circa il 22% degli abitanti la utilizza nella vita quotidiana, e non mancano gli sforzi per mantenerla viva: dalle scuole bilingui ai festival culturali, fino alla Biblioteca Catalana de l’Alguer, nata per raccogliere e tramandare testi e testimonianze di questo singolare ponte linguistico nel Mediterraneo.
La presenza catalana ad Alghero è evidente anche in altri aspetti della vita quotidiana. Nella cucina, dove piatti come la paella algherese o l’aragosta alla catalana raccontano una fusione tra tradizione iberica e prodotti locali. Nelle celebrazioni religiose, come la Semana Santa, che conserva ancora oggi canti e processioni in lingua catalana. Persino nell’artigianato, dove la lavorazione del corallo rosso e della filigrana d’argento riflette secoli di contaminazioni culturali. A testimoniare il legame istituzionale, in città è presente una delegazione ufficiale della Generalitat de Catalunya, simbolo di un rapporto che va oltre la memoria storica e si proietta nella diplomazia culturale.
La decisione di TV3 di inserire Alghero nel meteo, quindi, non nasce dal nulla. È un gesto che per molti catalani rappresenta l’estensione simbolica della loro identità linguistica, ma che per altri – dentro e fuori la Spagna – rischia di riaprire vecchie ferite sull’unità nazionale. Alla fine, la presidente Romà ha deciso di mantenere la città nella mappa, pur tornando alla grafica originale, nel tentativo di spegnere le polemiche. Ma la domanda rimane: dove finisce la cultura e dove inizia la politica? In Catalogna, anche il meteo sembra ormai una questione di identità.
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