Un errore che le si sta ritorcendo contro, ma anche un ottimo riflettore sul caso di Annabel e la storia del suo trasferimento in Italia.
Bisogna stare sempre molto attenti quando si posta qualcosa online, perché poi eliminare la propria impronta digitale è praticamente impossibile.
È ciò che è successo alla nostra Ministra del Turismo Daniela Santanchè, che nelle ultime ore è diventata il centro di un uragano mediatico proprio per un post prima pubblicato e poi cancellato. (Ma il web non dimentica – almeno non a stretto giro di posta).
Cosa aveva pubblicato? Una notizia mal interpretata, si potrebbe dire. Una caption: “I moved to Italy for a better”, condita da arrogante commento: “L’inconfondibile e inimitabile stile italiano vince ancora. Qui si vive meglio e lo riconoscono anche gli inglesi”.
In realtà, però il titolo completo del pezzo del The Telegraph diceva ben altro: “I moved to Italy for a better life. Six months on, here’s why I give up”. (“Mi sono trasferita in Italia per una vita migliore. Sei mesi dopo, ecco perché ho lasciato perdere”).
Solo in apparenza quindi un elogio all’Italia, la storia di Annabel in realtà è anche una lente di ingrandimento su ciò che non va nel nostro Paese, ma la Santanchè evidentemente questa parte non l’ha letta, e l’ha scambiato per un cantico alla dolce vita italiana.
Nulla di più lontano, ma nonostante i suoi tentativi di infossare la gaffe, ormai il post aveva già fatto il giro di internet.
Il titolo è volontariamente provocatorio e cerca appositamente di trarre in inganno, proprio perché così, ingannata, si è sentita anche l’autrice, rispetto a delle aspettative mainstream che spesso vengono diffuse sull’Italia.
Annabel aveva deciso di trasferirsi in Italia, in Umbria precisamente, per i più classici motivi che rendono il nostro Paese famoso globalmente: clima migliore sicuramente di quello britannico, ottimo cibo, costo della vita tendenzialmente basso e accoglienza e ospitalità che ci contraddistinguono.
Purtroppo, però questa è solo una faccia della medaglia di un trasferimento che implica uno switch culturale non indifferente, e così è stato anche per Annabel e la sua famiglia, a cui è stata venduta, non tanto dall’Italia quanto dai media mainstream, la favoletta della “dolce vita”, senza però prendere in considerazione tutti gli elementi di contorno.
L’Italia non è un Paese in cui si può vivere ad esempio senza saper parlare italiano, perché le percentuali di persone che parlano inglese sono bassissime. La cultura è sensibilmente diversa rispetto a quella britannica, anche l’attaccamento religioso talvolta può risultare alienante.
Questi, lo sottolinea anche l’autrice, non sono difetti dell’Italia, ma semplici discrepanze con lo stereotipo più classico. Poi ci sono invece tutta una serie di problematiche che hanno ulteriormente contribuito a farla tornare sui suoi passi: un’amministrazione pubblica complicatissima, una burocrazia lentissima, e in generale una totale mancanza di prospettiva per il futuro anche del figlio. Cose che, si sa, fanno dannare in primis noi italiani.
Ecco perché a malincuore Annabel ha deciso di lasciare l’Italia, e di concludere anticipatamente la sua permanenza nel nostro Paese. Rimarrà sempre un posto a lei caro, e avrà sempre un posto speciale nel suo cuore. Ma tra il dire e il fare “la dolce vita” italiana, c’è di mezzo non solo il mare, ma anche tutta la pubblica amministrazione.
Tra le brutali testimonianze dei detenuti palestinesi liberati, fanno rabbrividire quelle legate alla terribile prigione…
Un particolare ritrovamento nelle montagne di Cinisi potrebbe sconvolgere delle indagini ormai chiuse da quasi…
Quante ore si spendono per avviare la postazione di lavoro? Devono, o non, essere compensate?…
L'invito di un ospite molto particolare, Nick Fuentes, nel suo podcast, sta mettendo a rischio…
Facciamo un po' di chiarezza su questo disturbo associato all'intelligenza artificiale e soprattutto ai rischi…
Uno sguardo approfondito all'ennesimo attacco alla libertà di stampa: qual è la domanda che ha…