Chi è Tucker Carlson, conservatore e podcaster che sta spaccando in due la destra americana

L’invito di un ospite molto particolare, Nick Fuentes, nel suo podcast, sta mettendo a rischio un personaggio amatissimo dai repubblicani.

Giornalista, personaggio televisivo, scrittore e conduttore, Tucker Carlson è uno dei maggiori protagonisti della scena conservatrice americana.

Non solo grande sostenitore di Trump, amico e supporter dello scomparso Charlie Kirk, ma anche una delle menti principali dietro al famoso Project 2025, ovvero il programma politico nato nel 2022 e sviluppato dalla Heritage Foundation (la più importante think tank conservatrice americana), che è diventato uno dei simboli della campagna elettorale MAGA di Trump.

Proprio in questi giorni però Carlson si trova all’interno di una bufera mediatica, che sta dividendo in due la sua stessa fazione di appartenenza, il partito repubblicano.

Il casus belli, l’intervista nel suo podcast dell’ultraconservatore suprematista bianco Nick Fuentes, a causa delle sue posizioni antisemite.

Le reazioni avverse sono state immediate, non solo da parte dell’opinione pubblica, ma anche da persone come Kevin Roberts, il presidente della Heritage Foundation, o il Senatore Ted Cruz, o ancora Micke Huckabee, l’ambasciatore americano in Israele.

Vediamo dunque come è nato Tucker Carlson, e come è passato nel giro di qualche ora dall’essere uno dei rappresentanti più importanti dell’ala conservatrice, a essere quasi cancellato dai suoi stessi compagni.

Chi è Tucker Carlson e perché sta venendo cancellato

Classe 1969, Carlson deve la sua fama alla carriera giornalistica e televisiva, tutta volta sempre in direzione della destra. Nasce come fact-checker per Policy Review, per poi diventare pubblicista per The Weekly Standard, entrambe testare conservatrici.

La sua carriera sembra poi iniziare ad impennarsi quando negli anni 2000 inizia la collaborazione con CNN, dove lavora come commentatore, per poi raggiungere gli schermi americani con il suo primo programma a conduzione personale, il Tucker su MSNBC. Ricopre successivamente il ruolo di analista politico su Fox News, fino ad ottenere il suo programma nel 2016, Tucker Carlson Tonight, diventando in questo modo uno dei volti più conosciuti del canale.

Personaggio già estremamente controverso: dichiaratamente antifemminista e accusato di posizioni omofobe e razziste, aveva partecipato attivamente alla diffusione di disinformazione, ad esempio, durante la pandemia da COVID-19, ma aveva sicuramente raggiunto uno dei momenti di scalpore più alti nel 2022, a seguito della sua intervista con Vladimir Putin. All’epoca a scatenare l’indignazione a livello globale furono le sue dichiarazioni: “Non un solo giornalista occidentale si è preso la briga di intervistare il presidente dell’altro Paese coinvolto in questo conflitto, Vladimir Putin”.

Frase che lascia dell’amaro in bocca, non solo per tutti quei giornalisti che non possono nemmeno entrare in Russia, ma ancor di più per tutti i giornalisti russi che invece sono costretti a scappare, se non vengono arrestati prima, a causa delle durissime leggi sulla censura. Parole che risultano più ingiuste se si pensa che pochi giorni dopo l’intervista morirà proprio il famoso critico politico Naval’nyj.

Oggi conduce il podcast di sua produzione, The Tucker Carlson Show, che ha scatenato un accesissimo dibattito proprio in seguito all’ultima puntata, in cui si trovava ospite Nick Fuentes.

Ultraconservatore americano, suprematista bianco, pro al nazionalismo cristiano e sostenitore di teorie come il negazionismo dell’olocausto, Nick Fuentes è attivista e direttore del movimento online America Frist. Famoso proprio per gli attacchi non solo ai democratici, ma agli stessi repubblicani, accusati di non fare abbastanza e di non essere fedeli alla destra: per intenderci, dalle indagini sull’omicidio di Charlie Kirk sono stati svelati elementi che collegherebbero il presunto omicida proprio a questo gruppo.

Tra le dichiarazioni più problematiche durante il podcast, la volontà di Fuentes di combattere l’associazione Global Jewry, così come il suo apprezzamento per Stalin.

E adesso Carlson sta affrontando le conseguenze di un invito considerato di poco tatto: l’accusa principale proprio quella di aver concesso una piattaforma e visibilità a un estremista così radicato.

Ulteriori conseguenze invece anche per l’amico e presidente della Heritage Foundation Kevin Robertson, che aveva inizialmente provato a difendere l’ex conduttore, e che in un lungo post su X ha poi chiarito: “Il nostro compito è quello di confrontare e combattere queste idee velenose ad ogni angolo per far sì che non trascinino l’America in un posto molto buio. Unitevi – non per cancellare – ma per guidare, sfidare e rafforzare la conversazione, e siate convinti come lo sono io che le nostre migliori idee, al cuore della cultura occidentale, vinceranno”.