Class action contro Bank of America: cos’è considerato lavoro remunerabile?

Quante ore si spendono per avviare la postazione di lavoro? Devono, o non, essere compensate? Il dibattito al centro della class action.

Il 23 ottobre è stata ufficialmente deposta in tribunale una class action contro Bank of America.

La questione su cui si concentra la class action è la mancanza di compensazione per i tempi di avvio di computer e software aziendali. Infatti, i dipendenti della banca sono tenuti ad accendere e spegnere dispositivi e programmi prima dell’inizio e dopo la fine di ogni turno, spesso anche durante la pausa pranzo. Con essi sono inclusi ovviamente lo sblocco di unità crittografate, magari le autorizzazioni a più fattori, o addirittura i cambi di VPN.

Una sola accensione può arrivare a occupare ben trenta minuti, questo senza contare i problemi che si possono verificare, anzi si verificano, quasi quotidianamente: bug, disconnessioni, crollo della linea Internet, tutti fattori che obbligano l’utente a riniziare completamente da capo.

Tutto questo tempo, se accumulato ammonta a centinaia di ore, che però vengono appositamente lasciate fuori dall’orario lavorativo e quindi risultano non pagate.

Per questo motivo, un’ex dipendente, Tava Martin, ha deciso di far partire proprio una class action con l’obbiettivo di ricevere compensazione e danni per tutto il lavoro non retribuito. Questa azione dovrebbe includere centinaia di analisti aziendali e personale di supporto con esperienze simili.

Cosa dice la legge

Negli USA esiste già una legislazione al riguardo: nel 2008 infatti il Dipartimento del Lavoro aveva stabilito che queste attività di avvio potevano rientrare all’interno delle ore compensabili, secondo il Fair Labor Standards Act, qualora esse fossero considerate attività fondamentali dei lavoratori.

Quindi se sono necessarie per iniziare il lavoro stesso, possono essere remunerate, mentre non lo sono se vengono considerate come “attività di preparazione personale”.

Ovviamente le conseguenze possono avere impatti importanti: per le aziende class action di questo tipo possono significare, oltre ai rimborsi dei dipendenti, un totale ricalcolo delle ore lavorative, così come l’aumento di straordinari da pagare.

D’altro lato invece illumina una zona grigia che era invece rimasta al buio per decenni, e che in certi casi continua a rimanervici, soprattutto per il sempre più crescente numero di smart-worker: infatti, per tutte le persone che lavorano online o in modalità ibrida, ma più in generale per tutte i lavoratori nel settore del digitale, si tratta veramente di anni in ore non compensate.

Tutto, comunque, parte da una controversia che continua a rimanere al centro del dibattito e non appartiene solo a questo settore: quando inizia il turno? Quando si arriva, o quando si è pronti a iniziare a lavorare?

Questa class action non è dunque solo denuncia contro la Bank of America, ma è uno dei tanti segnali che le nuove classi di lavoratori stanno mandando alle aziende e ai governi: è necessario ridefinire il concetto di “tempo di lavoro”, in termini di preparazione per le attività lavorative, così come anche in termini di arrivo alla sede lavorativa.

Il caso Martin vs Bank of America per ora è ancora agli stadi iniziali del processo, e la banca non ha risposto pubblicamente alla querela. Possiamo nel frattempo solo aspettare per vedere se sarà un caso isolato, o se darà il via a una reazione a catena.