Incidente di Montagna Longa: il ritrovamento di una toilette potrebbe far riaprire le indagini

Un particolare ritrovamento nelle montagne di Cinisi potrebbe sconvolgere delle indagini ormai chiuse da quasi cinquant’anni. 

Nei giorni passati nelle alture di Montagna Longa, è stato ritrovato un oggetto che potrebbe far riaprire delle indagini ormai chiuse da decenni.

Nel 1984 infatti si erano definitivamente concluse le investigazioni riguardo al tragico incidente di Cinisi.
Incidente che aveva fatto la storia dell’aviazione italiana, il più grave, secondo solo a quello di Linate del 2001.

Il 5 maggio 1972, il DC-8 di Aeroitalia, in volo da Roma Fiumicino verso Palermo, si schianta contro le alture della provincia, condannando a morte 108 passeggeri e 7 componenti dell’equipaggio.
I soccorritori trovarono davanti ai loro occhi una scena infernale, con resti del velivolo e corpi carbonizzati disseminati ovunque.

Tra le persone a bordo, figure importanti della scena italiana, tra cui il Procuratore Ignazio Alcamo, che aveva proposto il confino per Ninetta Bagarella, futura moglie di Totò Riina; il Comandante della Guardia di Finanza di Palermo Antonio Fontanelli; il regista Franco Indovina, che stava raccogliendo materiali per un film su Enrico Mattei; la giornalista Angela Fais; il medico Letterio Maggiore, già dottore di Salvatore Giuliano; e persino Cestmír Vycpálek Jr., figlio dell’allora allenatore della Juventus e cugino di Zdenek Zeman.

Ufficialmente, l’incidente è stato archiviato come un errore umano dei piloti, e tutti gli imputati sono stati assolti nell’84. C’è però chi non crede a questa versione dei fatti, e il ritrovamento di un probabile resto dell’aeromobile, la sua toilette, nelle cime di Cinisi, potrebbe rimettere in discussione l’intera inchiesta.

Come andarono le indagini (e le ipotesi alternative all’errore umano)

Qualche giorno fa, il dentista ed escursionista di Cinisi, Saverio Leone, si trovava proprio in una delle sue consuete passeggiate insieme a un gruppo di appasionati, che come al solito guidava nei sentieri intricati del monte.

In prossimità della croce commemorativa però, questa volta, è stato scorso un reperto molto particolare, un WC, che dovrebbe essere proprio quello del DC-8 precipitato nel ’72.

Un ritrovamento del genere apre la possibilità di rimettere in discussione le indagini, obbiettivo che specie i familiari delle vittime, così come l’Anpac, l’associazione dei piloti civili italiani, hanno sempre cercato di raggiungere.

Infatti la pista seguita dall’inchiesta ufficiale, voluta allora dal Ministro dei Trasporti Scalfaro, sembra cozzare con tutta una serie di elementi: primo tra tutti, le testimonianze delle persone del posto. Diversi pastori ad esempio avevano infatti dichiarato di aver visto l’aereo prendere fuoco prima dello schianto nella parete rocciosa.

Non solo, ma nel ’97, la sorella della giornalista Angela Fais, aveva scoperto e pubblicato un rapporto del vicecapo della polizia di Trapani Giuseppe Peri, che sembrava ipotizzare un attentato legato proprio agli anni di piombo, in collaborazione tra Cosa Nostra e quella destra anarchica che avrebbe pianificato gli altri grandi attentati della storia del nostro Paese.

Recentemente, il professor Rosario Ardito Meretta ha provato a sostenere l’ipotesi di un ordigno esploso nel DC-8 che avrebbe causato l’esplosione di cui parlano i pastori, ma è stata respinta ancora una volta dal tribunale di Catania.

Ecco dunque che il ritrovamento di un possibile pezzo può arrivare a cambiare completamente le carte in tavola: anche perché sembrerebbe l’unica parte rimasta dell’intero aeromobile: tutti i resti, che si trovavano nella montagna, sono completamente scomparsi nel nulla.

Solo una perizia potrà confermare o confutare questa ipotesi: per ora non ci resta che aspettare con la memoria di questo tragico incidente.