Facciamo chiarezza sulla presunta nascita di un partito islamico, che ha scatenato una bufera mediatica in tutte le testate italiane.
Vi sarà sicuramente capitato negli ultimi giorni di imbattervi in titoli come “A caccia di voti: il partito musulmano <<marcia>> su Roma”, oppure “I musulmani puntano al Campidoglio: fondato un nuovo partito islamico”, o ancora l’islamofobico “Eia Eia Allah Allah, il partito islamico marcia su Roma e punta al Campidoglio”.
Come sempre però, è bene stare in guardia da questi titoli sensazionalistici e in cerca di clickbait. Di cosa stiamo effettivamente parlando? È stato davvero fondato un partito islamico? Ma soprattutto vogliono davvero marciare su Roma? Stanno davvero portando la sharia in Italia?
Cerchiamo di fare chiarezza su una questione in realtà molto più semplice di quanto si possa pensare, ma che sta comunque mettendo in subbuglio la scena politica italiana.
Ciò che ha scatenato il panico negli ultimi giorni è un gruppo.
Un gruppo Facebook a essere precisi, chiamato MuRo27, Musulmani per Roma 2027.
Si tratta della pagina di una neonata associazione locale, che ha lo scopo di rappresentare i musulmani che vivono, lavorano e studiano nella Capitale, come citato nel Comunicato Stampa pubblicato il 12 novembre in un post sulla pagina.
Nella sezione “in breve” invece si legge: “Gruppo di Musulmani nella Capitale che, in vista delle elezioni amministrative a Roma del 2027, promuove e stimola idee e proposte politiche di unità collettiva coerente con l’appartenenza religiosa dei propri membri”.
Come scritto sempre nel comunicato Stampa invece, l’associazione nasce in seguito alla vittoria a New York di Zohan Mamdani, che: “ha avuto il merito di sottolineare, caso mai ce ne fosse ancora bisogno, l’arretratezza della nostra classe politica rispetto alla società reale in cui viviamo che è di fatto multiculturale.” La rappresentanza politica islamica in Italia è praticamente inesistente. Eppure, secondo i dati della Fondazione ISMU (Iniziative e Studi sulla Multietnicità) del 2024, in Italia si contano 2.8 milioni di residenti, minori compresi, di fede musulmana, il 3% della popolazione, che però non viene in alcun modo raffigurata nella classe politica, con conseguenze anche importanti nella vita quotidiana di questi cittadini.
Ovviamente il backlash è stato inmediato, con articoli che urlavano all’invasione e all’islamizzazione, e che sono stati riportati nella pagina Facebook.
Per ora l’associazione, che ha ricevuto commenti d’odio, email e chiamate islamofobiche, ha partecipato ad un’unica intervista col TG ByoBlu, mentre ha rifiutato la partecipazione al programma Diritto e Rovescio. Come scritto nel post che segnala la disdetta: “Ringraziamo ma, oltre a ritenere eccessivo lo spasmodico interesse nei nostri confronti, per di più a livello nazionale, già a poche ore di distanza dal nostro primo ed unico comunicato, come musulmani abbiamo una storica diffidenza nei confronti di questa trasmissione e del relativo canale. Abbiamo quindi valutato di declinare l’invito. Confidiamo nella possibilità che in futuro vi possano essere condizioni diverse”.
Come sempre dunque, è fondamentale stare in guardia dai titoli sensazionalistici: questo tipo di retorica è purtroppo targhetizzata a una parte dell’opinione pubblica estremamente sensibile ai cambiamenti culturali, ma finisce poi per diffondere notizie non completamente vere, se non false, e in generale bloccare la naturale evoluzione della cittadinanza italiana verso una società più attenta all’inclusività di tutte le minoranze.
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