Un nuovo studio ribalta la nostra idea sull’evoluzione degli insetti: le mosche, le api e le farfalle discendono dai crostacei marini
A guardarli, non sembrano avere molto in comune. I gamberi vivono in mare, gli insetti nell’aria; uno ha chele, gli altri ali. Eppure, sotto il microscopio dell’evoluzione, le differenze si assottigliano. Entrambi hanno un corpo segmentato, un esoscheletro rigido e zampe articolate. E ora la genetica conferma ciò che da tempo insospettiva gli zoologi: gli insetti sono un gruppo di crostacei evoluti, non un ramo separato.
La scoperta arriva da un lavoro monumentale, pubblicato nel 2023 sulla rivista Molecular Biology and Evolution da un team internazionale. Lo studio ha ricostruito l’albero evolutivo di oltre cento specie di artropodi, combinando migliaia di geni. Il risultato è sorprendente: gli insetti non sono “parenti” dei crostacei, ma crostacei a pieno titolo.
Il loro parente più prossimo è il remipede, un piccolo crostaceo cavernicolo che vive in acque salmastre e buie. Somiglia a un millepiedi che nuota, ha un corpo allungato e, caso unico tra i crostacei, produce veleno. Per decenni i biologi lo avevano considerato un’anomalia: oggi diventa la chiave per comprendere l’origine degli insetti.
Secondo lo studio, i remipedi e gli insetti appartengono allo stesso gruppo che include anche altri crostacei come i branchiopodi e i copepodi. Ciò significa che il confine tradizionale tra crostacei e insetti si dissolve: mosche e granchi, api e gamberi, condividono un antenato comune più recente di quanto si pensasse.
La conseguenza è rivoluzionaria: gli insetti sono crostacei terrestri, nati dal mare. Hanno semplicemente portato il corpo corazzato e articolato dei loro antenati acquatici sulla terraferma, trasformandolo in un vantaggio evolutivo. Le ali, i sistemi respiratori e le forme di metamorfosi sono invenzioni successive di un’antica stirpe marina che, mezzo miliardo di anni fa, cominciò a camminare fuori dall’acqua.
Dall’acqua alla terra: come una rivoluzione genetica riscrive l’albero della vita
La scoperta non riguarda solo la parentela tra insetti e crostacei: mostra anche quanto sia fluido e sensibile l’albero della vita. Gli autori hanno infatti dimostrato che bastano piccole variazioni nel campione di specie analizzate per cambiare l’intera struttura dell’albero evolutivo. In altre parole, se aggiungi o togli pochi organismi, i rami si spostano, le relazioni si riscrivono.
Questo rende la biologia evolutiva più complessa ma anche più realistica. Come spiega la paleontologa Joanna Wolfe di Harvard, “l’evoluzione non è una linea retta ma un cespuglio in continuo movimento, pieno di intrecci e biforcazioni.” Il gruppo dei Pancrustacea, che oggi riunisce tutti i crostacei insieme agli insetti, è l’esempio più estremo di questa varietà: comprende oltre un milione di specie, più dell’80% di tutti gli animali conosciuti.
Scoprire che le farfalle discendono da antichi crostacei marini significa anche riscrivere la storia della vita sulla terra. Finora si pensava che gli insetti derivassero da creature simili ai millepiedi, già terrestri. Ora sappiamo che il loro salto evolutivo è partito dal mare, da organismi che abitavano grotte sottomarine, probabilmente nel tardo Cambriano, circa 500 milioni di anni fa.
Questa reinterpretazione getta nuova luce anche sulla conquista della terraferma: gli insetti non furono i primi a uscire dall’acqua, ma i primi a colonizzarla con successo. Hanno portato sulla terra una biologia fatta per il mare – un esoscheletro impermeabile, appendici versatili, occhi composti – e l’hanno trasformata in un motore di diversità. Tutto ciò che oggi conosciamo, dall’impollinazione al volo, fino agli equilibri degli ecosistemi, è frutto di quella migrazione antica.
La lezione è duplice: da un lato, mostra come l’evoluzione non smetta mai di sorprendere; dall’altro, ricorda che la scienza stessa è un processo in evoluzione. Ogni nuova specie sequenziata, ogni fossile reinterpretato, può cambiare la forma dell’albero della vita. Così, la prossima volta che un’ape ronzando sfiora un fiore, potremo ricordare che, molto tempo fa, il suo antenato nuotava nel buio di una grotta marina.