Tutti amiamo il teatro, in pochi sappiamo come funziona la sua gestione: scopriamolo assieme tra aneddoti e curiosità.
Nonostante il calo del pubblico teatrale degli ultimi anni (con una leggera ripresa post-pandemia), il teatro in Italia continua a rimanere una delle principali istituzioni quando si tratta del mondo della cultura e dello spettacolo.
E proprio di istituzione si parla, perché a occuparsi della loro produzione e organizzazione sono proprio i Teatri Stabili.
Diciassette in Italia, si tratta di un organismo pubblico, sostenuto da finanziamenti statali, regionali, o comunali, che ha l’obbligo di produrre spettacoli continuativamente durante l’anno.
L’idea nacque nel dopoguerra, con l’obiettivo di rendere il teatro più accessibile, ma anche diffonderlo, e renderlo una sorta di servizio alla pari di una biblioteca o di un museo.
Oggi lo stato ne riconosce due principali categorie: i Teatri Nazionali, i più importanti e quelli che ricevono anche i maggiori finanziamenti; e i Teatri di Rilevante Interesse Culturale.
Ogni teatro ha la propria compagnia stabile, diverse sedi gestite direttamente dal gruppo, ma poi anche laboratori, scuole di teatro, uffici stampa, ma soprattutto un mandato di ricerca: dal tenere in vita i classici, studiarli e reinterpretarli, allo studio di nuove strategie per diffondere maggiormente quest’arte in tutto il Paese.
Ma quindi quali sono i più importanti d’Italia?
Partiamo dal più antico in assoluto, il Piccolo Teatro di Milano. L’istituzione nasce nel 1947, e diventa quasi immediatamente celebre, anche per aver ospitato Giorgio Strehler nella sua prima messa in scena de L’Arlecchino servitore dei due padroni, il capolavoro che lo consacrò in tutto il mondo. È proprio lui a dare il nome a una delle tre sedi, Teatro Strehler, insieme a Teatro Studio e Teatro Grassi, con una capienza complessiva di circa 1700 posti, e una vendita annua di oltre 200.000 biglietti.
A seguire abbiamo il Teatro Stabile di Torino, ora conosciuto come TOTeatro. Si tratta del più autorevole in Italia, fondato nel 1955.
Conta tantissime sedi, tra cui Teatro Carignano, Teatro Gobetti, Teatro Astra, Teatro Colosseo, Teatro Regio e ancora altre, per via dell’enorme programmazione che propone ogni anno. Anche in questo caso, si superano tendenzialmente i 100/200 mila spettarori annuali.
Un piccolo fun fact sul teatro: nel 1979 al Carignano, durante una prima molto attesa, l’edificio andò completamente in blackout, ma il pubblico rimase convinto che si trattasse di una parte dello spettacolo, e proprio per questo restò zitto e immobile per più di cinque minuti! Gli attori, non demorsi, per conto loro continuarono a recitare al buio.
Abbiamo poi il Teatro Stabile di Napoli, rinato nel 2002 e conosciuto anche come Teatro Mercadante, in riferimento alla sede storica principale, che si trova in Piazza San Ferdinando. Con lui collaborano spesso però anche il Teatro della Pergola, a Firenze, Arena del Sole, a Bologna, e infine il Teatro Comunale di Carrara.
Proprio nella sede storica negli anni ’90 è stata trovata, incastrata dietro una parete, una lettera manoscritta di Eduardo de Filippo, che chiedeva allo stato di proteggere il Mercadante come se fosse stata una casa di famiglia.
Continuiamo con il Teatro Stabile del Veneto, nato nel 2015, ma con sedi molto più antiche, come il Teatro Verdi di Padova, il Teatro Goldoni di Venezia, e il Teatro Olimpico di Vicenza, dal 1994 riconosciuto come patrimonio UNESCO.
Proprio nel Teatro Goldoni, la leggenda narra che si aggiri tra le sale un fantasma buono, si dice un attore ottocentesco morto in scena. Quando una scena va troppo bene, si pensa subito allo zampino del fantasma, a cui gli artisti vogliono bene!
Infine, ma non per importanza, il Teatro di Roma, con le sue sedi in Teatro Argentina e India. Fondato nel 1944, rimane un organismo in costante evoluzione, cuore pulsante di iniziative e cultura. È proprio notizia di quest’anno, per esempio, l’annessione di un’altra sede, il Teatro Romano a Ostia Antica. Una sede lontana, periferica, che dialoga con il centro. Un sito archeologico che comunica con il presente. Una scelta importante e significativa, che dimostra più che mai l’assoluta vitalità del teatro italiano.
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