Cultura

Censura nel 2025: ecco i 5 libri più censurati del nuovo millennio

Non sembra vero, ma i libri continuano a essere censurati, e non solo negli Stati autoritari, ma anche nei Paesi più democratici del mondo.

Oggi non esiste più l’Indice dei Libri Proibiti, abolito dalla Congregazione della Dottrina, ormai 59 anni fa.
Nonostante ciò, i libri continuano a essere oggetto di censura, soprattutto nei Paesi dove essa è ancora praticata.

Non servono per forza apparati statali che se ne occupino, spesso l’opinione pubblica, l’indignazione sociale e le proteste sono abbastanza per fare lo stesso.

Andiamo dunque a vedere a oggi quali sono cinque libri incredibilmente censurati degli ultimi tempi.

Censura, nessun libro è completamente immune

Tra tutti, non possiamo che iniziare con i “Versetti Satanici” di Salman Rushdie. Scrittore e saggista indiano, pubblica il suo libro nel 1988, gesto che si trasforma presto in una minaccia alla vita dell’autore.
Il romanzo si ispira insieme alla vita di Maometto da una parte, compresa la rivelazione coranica, e i presunti “versetti satanici” del Corano, che trattano le tre divinità pagane della Mecca. In parole povere, parliamo di un libro che mette in discussione il sacro, che rompe il dogma e che per questo motivo viene considerato blasfemo.
Ovviamente censurato in tantissimi Paesi, neanche un anno dopo Rushdie ricevette una fatwa dall’Ayatollah iraniano Kohmeyni, che lo condannò a morte per bestemmia. Sebbene la condanna non avesse valore giuridico al di fuori del Paese, l’autore ricevette talmente tante minacce che fu messo sotto protezione armata britannica, ma fu comunque vittima di un attacco tre anni fa, durante una conferenza a New York. Furono attaccati, negli anni ’90, anche il traduttore italiano, Ettore Capriolo, che sopravvisse, e il traduttore giapponese, Hitoshi Igarashi, che invece perse la vita.

Continuiamo con “Il Dottor Živago“ di Boris Pasternak. Pubblicato nel 1957, diventato poi celeberrimo grazie al film del 1965, il romanzo racconta il triangolo amoroso tra il protagonista, il dott. Zivago appunto, e i suoi due interessi, la moglie Tonia, e l’infermiera Lara. Il tutto viene descritto nella cornire delle guerre civili russe, subito dopo la rivoluzione d’ottobre, ma l’immagine che ci viene regalata non è certo quella su cui i rossi avevano fondato la gloria dell’Unione sovietica. Per questo motivo non solo fu censurato in tutta l’URSS fino al 1988, ma lo scrittore, vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1958, fu costretto a rinunciare al premio sotto minaccia di Cruschev.

Negli Stati Uniti, da quando Trump è salito alla presidenza, sono stati firmati diversi atti che autorizzano fondamentalmente il Dipartimento della Difesa dell’Attività Educativa a rimuovere dalle scuole libri considerati inopportuni. Una delle censure che sicuramente ha causato più scandalo nell’opinione pubblica è quella de “Il cacciatore di aquiloni” di Khaled Hosseini, pubblicato nel 2003 e presto diventato un cult: non solo per la cornice storica, dall’invasione sovietica all’arrivo dei Talebani, ma anche per i grandi temi, come l’amicizia, il tradimento, la violenza e il senso di colpa.

Graphic novel autobiografico pubblicata nel 2000, “Persepolis” racconta l’infanzia e l’adolescenza dell’autrice Marjane Satrapi durante e dopo la rivoluzione islamica in Iran. Attraverso il linguaggio del fumetto, Satrapi parla di repressione religiosa, libertà individuale, condizione femminile e violenza di Stato.
Il libro è vietato in Iran ed è stato ripetutamente censurato o rimosso dalle scuole anche in Paesi occidentali, in particolare negli Stati Uniti.
Il paradosso è evidente: un’opera che denuncia l’oppressione diventa a sua volta oggetto di censura, anche in contesti che si definiscono democratici.

Infine, pubblicato nel 2019, “Gender Queer: A Memoir” è un’autobiografia illustrata che racconta il percorso personale dell’autore Maia Kobabe nel comprendere la propria identità di genere e asessualità. È uno dei libri più contestati, rimossi e vietati degli ultimi anni, soprattutto negli USA.
Dal 2021 in poi è diventato simbolo della cosiddetta “guerra culturalenei confronti dei temi LGBTQIA+: è stato bandito da biblioteche e scuole in numerosi Stati, accusato di essere “pornografico” o “inadatto ai minori”, nonostante sia utilizzato soprattutto in contesti educativi per affrontare identità, consenso e crescita personale.
Il caso Gender Queer dimostra come oggi la censura appunto non passi necessariamente da un divieto statale centralizzato, ma si manifesti anche attraverso pressioni sociali, campagne politiche e moral panic.

Antonella Sitzia

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