A seguito delle dichiarazioni di Pelosi nel 2010 si è riaperto un caso che ha sempre suscitato diversi dubbi, e che rimane ancora irrisolto.
La morte di Pier Paolo Pasolini è uno dei misteri che ad oggi ancora non ha trovato una soluzione unanime.
Scrittore, poeta e regista cinematografico, Pasolini muore nella notte tra l’1 e il 2 novembre del 1975, all’Idroscalo di Ostia.
Il corpo martoriato era stato rinvenuto la mattina, da una passante, Maria Teresa Lollobrigida, ma i verbali descrivono la salma circondata da una folla, il che fa presumere che la scena del crimine sia stata inquinata fin da subito. Si parla di evidenti segni di percosse, e di tracce di pneumatici sul torace, che fanno pensare quindi al travolgimento da parte di un veicolo.
A confessare l’omicidio negli stessi giorni è l’allora diciassettenne Giuseppe Pelosi, che racconta gli avvicinamenti del regista, la cena assieme a cui acconsente, e infine le advances sessuali, rifiutate, che diedero il via allo scontro: Pasolini avrebbe attaccato con un bastone il giovane, che poi sarebbe riuscito ad appropriarsene e avrebbe percosso lo scrittore fino a tramortirlo, infine investendolo più volte con un’Alfa GT 2000, ossia l’auto dello stesso Pasolini. La stessa notte i carabinieri l’avrebbero fermato sulla statale per eccesso di velocità proprio a bordo dello stesso veicolo.
Le indagini vennero affidate alla polizia, in tre anni il processo si chiuse con la condanna a nove anni di Pelosi, e i giornali vendettero molto facilmente la storia del regista omosessuale tanto contestato ucciso dal giovane che si era ribellato.
Ma familiari, e in seguito giornalisti e studiosi, ebbero negli anni da ridire su queste indagini, che a loro detta non erano soddisfacenti e lasciavano scoperti troppi punti.
La svolta nelle indagini e le teorie sulla morte di PPP
Ciò che aveva fatto sorgere immediatamente dei dubbi sulla morte di Pasolini era il fatto che non sembrava plausibile che un tale martoriamento fosse l’opera di una sola persona, non solo perché l’assassino era un ragazzo giovane, ma anche perché, a detta di amici e familiari della vittima, lo scrittore era un uomo molto atletico, che sarebbe facilmente riuscito a difendersi.
La svolta arriva proprio nel 2010, quando lo stesso Pelosi confessa di non essere stato l’unico coinvolto: insieme a lui, altre tre persone, che l’avrebbero obbligato ad attribuirsi le colpe per salvarsi da pericolose ripercussioni.
Ecco confermata almeno una parte delle teorie legate a quella notte infernale.
Una delle più particolari è sicuramente quella dell’amico pittore Zagaina, che sostiene nei suoi scritti, in particolare nel libro del ’95 “Hostia – Trilogia della morte di Pier Paolo Pasolini”, che lo scrittore avrebbe orchestrato la sua stessa morte, scenica e drammatica, fatta ricadere proprio nella notte tra Ognissanti e Tutti i morti. Questa teoria nascerebbe dall’analisi dettagliata della cinematografia dell’amico, che viene letta in un crescendo di annuendo verso una morte che, secondo Pasolini stesso, l’avrebbe reso gloriosamente immortale.
La cerchia più stretta dello scrittore ha però smentito più volte questa ipotesi, sostenendo che Pasolini fosse ancora un uomo pieno di vigore e di vitalità.
Le altre teorie sono legate invece alla tragica situazione politica degli anni di piombo, e alle stragi di Piazza Fontana, di Italicus, di Bologna.
In un feroce editoriale pubblicato il 17 novembre del 1974 intitolato “Cos’è questo golpe? Io so (i nomi)” Pasolini aveva denunciato l’omertà della classe politica italiana che conosceva e nascondeva i nomi dei colpevoli delle stragi. Scriveva “Io sono i nomi, ma non ho le prove. Nemmeno gli indizzi”.
L’altra teoria sarebbe invece legata al libro incompiuto “Petrolio”, che Pasolini stava scrivendo per smascherare tutta una serie di complotti legati all’Eni, alla DC, alla mafia e alla P2, libro per cui aveva stilato una lista di almeno 120 nomi di persone coinvolte in queste realtà, conservata in una cassaforte nella sua casa all’Eur.
Gli articoli di Aldo Colonna pubblicati sul manifesto, nonché i libri di Michele Metta, Gianni D’Elia e Giovanni Giovannetti ricostruiscono l’assassinio in questa chiave. Pasolini si sarebbe recato all’idroscalo per trattare la restituzione delle pizze del film di sua produzione “Salò , le 120 giornate di Sodoma”, che gli erano state rubate, in realtà una trappola per metterlo definitivamente a tacere.
Tra gli elementi che sembrano indirizzare verso questa ipotesi, il fatto che la DC avesse pagato 50 milioni di lire per l’avvocato Mangia, alla difesa di Pelosi, e che tra i periti dell’indagine fosse stato scelto Franco Ferracuti, strettamente legato ai servizi segreti e alla P2.
Sempre al riguardo, pochi giorni dopo il decesso la casa di Pasolini venne completamente svaligiata, e scomparvero tutti gli appunti e le liste del manoscritto.
Ad oggi le indagini rimangono ancora inconclusive. I DNA che erano stati rinvenuti sulla salma, riverificati dal RIS della polizia alla riapertura del caso nel 2010, non sono stati sufficienti per identificarne l’origine.
Nonostante una nuova istanza presentata nel 2023, la procura di Roma ha dichiarato l’archiviazione ufficiale del caso. Pelosi è morto nel 2017 a 59 anni.