Spettacolo

Squid game fa male? Arriva una petizione di un gruppo di genitori

È incredibile il successo della serie TV sudcoreana, ‘Squid Game‘, lanciata da Netflix. La cifra pagata da quest’ultimo per aggiudicarsela sulla sua piattaforma, si aggira intorno ai 21,4 milioni di dollari. Ma il dato sconvolgente è un altro: i guadagni ricevuti ammontano a 891 milioni di dollari, una cifra 40 volte maggiore.

Nonostante il suo straordinario successo, però, un gruppo di persone si trova in profondo disaccordo con i contenuti di ‘Squid Game‘. Proprio in Italia, infatti, un gruppo di genitori ha lanciato una petizione online. Una vera e propria raccolta firme per fermare la serie, lanciata su Change.org e diretta alla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza dalla Fondazione Carolina – associazione che si occupa di vicende legate al cyberbullismo.

Cosa ne pensano i genitori?

I genitori sostengono che la serie TV in questione sia “micidiale” per bambini e ragazzi fragili. Come molti sapranno, la trama di ‘Squid Game‘ è centrata su un gioco mortale cui partecipano centinaia di persone con problemi finanziari, che accettano uno strano invito a una competizione fatta di giochi per bambini. Unico dettaglio non trascurabile: chi perde, muore. È pertanto prevedibile l’alto numero di scene violente condite spesso con immagini crude.

Sono proprio questi dettagli che hanno spinto il gruppo di genitori ad agire. Tutto è nato in seguito a una serie di episodi di bullismo verificatesi dopo la visione di ‘Squid Game‘ da parte dei ragazzi coinvolti. Molti bambini e giovani ragazzi si divertono a “giocare a Squid Game“, spesso simulando azioni viste nella serie. Dopo diversi episodi di bullismo riportati agli adulti, essi hanno visto come unica soluzione la sospensione della serie TV del momento.

Tra le dichiarazioni dei membri della Fondazione: “A questo punto, l’unica soluzione possibile sembra la censura vecchio stampo. Qualcuno storcerà il naso, ma oramai sembra l’unico strumento possibile a difesa del principio di incolumità dei minori“.

 

Eleonora Floris

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