Curiosità

Selfie killer: i numeri di un’assurda strage

Uno studio dell’Università Miguel Hernandez di Elche (Alicante) riferito al periodo compreso tra gennaio 2008 e luglio 2021, rivela che i selfie hanno ucciso più di 370 persone nel mondo in 13 anni. I ricercatori spiegano: “L’idea di fare lo studio è nata quando abbiamo visto il notevole impatto delle notizie su queste morti e la scarsa percezione del problema.

Ne scattiamo in continuazione, ci sembra la cosa più semplice del mondo. Ma come può un selfie far perdere la vita a una persona? Secondo i dati raccolti, la principale causa di morte è dovuta a cadute accidentali ma 17 casi riguardano le ferite subite provando a scattare una foto con animali selvatici.

Il fenomeno, che molto probabilmente è più esteso di quanto documentato, è esploso con la diffusione dei social network, e ha portato alla nascita di un neologismo: “killfie”, dall’unione del verbo “kill” (“uccidere”) con “selfie”.

Ma cosa spinge le persone a mettere a rischio la propria vita per un banale selfie? Si tratta di comportamenti di estrema imprudenza, diffusi soprattutto tra i giovani alla ricerca di adrenalina o nel tentativo di apparire audaci. Siamo di fronte a una continua ricerca di spettacolarizzazione.

Numeri alla mano

Dati che potrebbero sembrare assurdi, ma che sono del tutto allarmanti. È stata riscontrata una “pausa” degli incidenti in seguito allo scatto di selfie, durante la pandemia da Covid-19, ma ora purtroppo i numeri sono in ripresa. Nei primi sette mesi dell’anno le vittime sono state almeno 31.

Gli studiosi hanno stilato una classifica dei paesi nei quali si sono verificati questa tipologia di decessi. In testa vediamo gli USA (39) e la Russia (33). Il 41% delle vittime aveva meno di 19 anni e il 37% erano ventenni. L’età media delle vittime è di 24,4 anni. La principale causa di morte sono le cadute durante scatti in situazioni di pericolo, con 216 casi. Seguono gli incidenti legati ai trasporti (123), annegamento (66), armi da fuoco e folgorazione (24 ciascuno) per arrivare, infine, alle ferite subite fotografando animali selvatici (17).

 

 

Eleonora Floris

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