Eseguita la condanna a morte per l’omicida in Mississippi: prima esecuzione dal 2012, eseguita con iniezione letale.
La questione sulla pena di morte fa molto discutere ed è uno dei temi su cui molte ONG e organizzazioni per la difesa dei diritti umani si battono.
Nel 2012, David Neal Cox, dopo essere stato riconosciuto colpevole dell’assassinio dell’ex moglie e delle violenze sessuali nei confronti della figliastra di 12 anni, è stato condannato a morte.
L’uomo, dopo la sentenza, si è detto «degno di morte», rinunciando a tutti gli appelli.
L’omicidio sarebbe avvenuto nel 2010, nella cittadina di Sherman: l’uomo ha sparato a Kim Kirk Cox, uccidendola.
Prima che l’iniezione venisse somministrata, il 50enne ha dichiarato al New York Post: «Voglio che i miei figli sappiano che li amo molto e che un tempo ero un brav’uomo».
Pena di morte: continua il dibattito
La questione circa la pena di morte, fa da moltissimo discutere esperti della legge e non. Basti pensare ai salotti dell’alta borghesia frequentati da Victor Hugo e alle sue polemiche espresse durante questi incontri altolocati.
Lo scrittore francese, già nel 1829, esprimeva le sue remore in merito nel celebre romanzo “L’ultimo giorno di un condannato a morte”, descrivendo come disumana la pratica.
Non è solo una questione di pena e punizione che si sovrappongono, ma la terribile consapevolezza di un destino certo che non si sa quando arriverà: la tortura, per Hugo, è il braccio della morte, più che l’esecuzione stessa.
In America, secondo un report che fa riferimento all’agosto del 2020, sono ancora 28 gli Stati Federali in cui è presente la pena di morte.
Tra questi, figura, per l’appunto, anche il Mississippi, che prevede diverse metodologie di attuazione della sentenza: camera a gas, iniezione letale, ipossia da azoto, fucilazione.
Ricordiamo che in America, sotto condizioni specifiche, è possibile assistere alle pene capitali. A quella di David Neal Cox, era presente anche la figliastra, ormai 23enne.