Martedì, 12 luglio. Ieri, in occasione della Giornata Mondiale della Popolazione, il dipartimento per gli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite (UNDESA) ha pubblicato il report World Population Prospects 2022.
15 novembre 2022. Questa è la data in cui si prevede che la Terra raggiungerà gli 8 miliardi di abitanti, secondo le stime delle Nazioni Unite.
La popolazione mondiale raggiungerà 8,5 miliardi nel 2030, 9,7 miliardi nel 2050 e 10,4 miliardi nel 2080.
Ma la crescita della popolazione non è più così rapida come un tempo. Secondo le Nazioni Unite, l’attuale tasso di crescita è il più lento dagli anni Cinquanta. Inoltre, la popolazione mondiale si sta espandendo in modo disomogeneo.
Più della metà della crescita demografica dei prossimi 30 anni, secondo le stime contenute nel report World Population Prospect 2022, si verificherà in soli otto Paesi: Repubblica Democratica del Congo, Egitto, Etiopia, Filippine, India, Nigeria, Pakistan e Tanzania.
C’è chi sale, c’è chi scende
Alcune delle economie più sviluppate stanno già vedendo la loro popolazione ridursi. Secondo il rapporto delle Nazioni Unite, almeno 61 Paesi ridurranno la loro popolazione fino all’1% entro il 2050.
Con uno dei tassi di fertilità più bassi al mondo (1,15 figli per donna), la Cina ha annunciato che la sua popolazione inizierà a diminuire il prossimo anno, molto prima del previsto. Questo nonostante il Paese abbia abbandonato la politica del figlio unico nel 2016 e abbia iniziato a dare incentivi alle coppie che hanno due o più figli.
Con la continua crescita demografica, l’India supererà quasi certamente la Cina come Paese con la popolazione più numerosa al mondo.
Meno figli/e ma popolazioni più numerose
I tassi di fertilità sono in calo a livello globale, anche in molti dei Paesi in cui la popolazione è in espansione. Questo perché, con l’espansione delle generazioni più anziane, un numero maggiore di persone ha figli, anche se individualmente ne hanno meno dei propri genitori.
La crescita è dovuta anche agli sviluppi della medicina e della scienza, che fanno sì che più bambini raggiungano l’età adulta e più adulti sopravvivano alla vecchiaia. Si prevede che questo modello continui, indicando che l’aspettativa di vita globale raggiungerà i 77,2 anni entro il 2050.
Nel rapporto, le Nazioni Unite avvertono che i Paesi dovrebbero adattare i loro programmi pensionistici e di sanità pubblica a questo nuovo scenario con un numero maggiore di anziani.
Il “bonus demografico”
In alcune parti dell’America Latina, dell’Asia e dell’Africa, l’ONU rileva che la popolazione in età lavorativa (25-64 anni) continua a crescere.
Ciò darebbe a questi Paesi l’opportunità di beneficiare del cosiddetto “bonus demografico”, ovvero quando la popolazione in età lavorativa è elevata rispetto al numero di bambini e anziani che dipendono dai lavoratori o dallo Stato per il loro sostentamento.
Secondo gli esperti, questo è un punto chiave per fare “un salto di qualità”. Nel caso del Brasile, la popolazione in età lavorativa è ai massimi storici, mentre il numero di bambini e di anziani che dipendono da loro è ai minimi storici.
Un’altra rivelazione del rapporto è stata l’impatto dell’immigrazione nei Paesi in cui la popolazione è cresciuta più dei tassi di natalità. Nei prossimi decenni, l’immigrazione continuerà a guidare la crescita della popolazione nei Paesi ad alto reddito.