Dopo l’accordo raggiunto tra Enrico Letta e Carlo Calenda per presentarsi insieme alle elezioni, alcuni piccoli partiti a sinistra del PD hanno espresso preoccupazione.
Il loro timore è legato all’eccessivo spostamento della coalizione verso il centro in termini di programmi e candidature.
In risposta, il PD ha offerto agli alleati il diritto di tribuna. Ma cosa significa?
Che cos’è il diritto di tribuna
In poche parole, per diritto di tribuna si intende l’inserimento di alcuni candidati di liste minori in una lista a cui non appartengono ma che ha più probabilità di entrare in Parlamento.
L’accordo fra Letta e Calenda prevede di non candidare e sostenere nei seggi uninominali persone “divisive” ne sono esempi i parlamentari di Verdi e Sinistra Italiana (troppo radicali secondo Azione).
Dunque, l’unica speranza per i Verdi e Sinistra Italiana si basa su ottenere voti a livello nazionale sulla scheda dei collegi plurinominali.
Questa legge elettorale, il Rosatellum, prevede che col sistema plurinominale possano eleggere parlamentari solo le liste che hanno ottenuto il 3% dei voti a livello nazionale.
Si tratta di una soglia alta per i partiti più piccoli, per questo motivo il PD ha offerto loro dei posti nelle loro liste nel sistema plurinominale.
Tuttavia, Verdi e Sinistra Italiana hanno rifiutato dicendo: “non siamo assolutamente interessati a nessun diritto di tribuna. Il diritto ce lo conquisteremo con il voto degli elettori e delle elettrici”.
I precedenti
Stefano Ceccanti, durante un’intervista a La Stampa, ha ricordato che il diritto di tribuna esiste da tempo nella politica italiana.
Nel 2018 venne usato durante le ultime elezioni con +Europa che non raggiunse il 3% per poco ma riuscì ad avere eletti nella parte uninominale.
Venne usato anche nel 2006 quando candidati dell’Udeur di Mastella vennero presentati nelle liste dell’Ulivo alla Camera. Tuttavia, bisogna ricordare che il sistema elettorale di quel periodo era diverso da quello attuale.