Venerdì, 12 agosto 2022, l’autore di “Versetti satanici“, Salman Rushdie, è stato accoltellato da un uomo a un festival artistico nello Stato di New York.

Rushdie, al momento dell’aggressione, si trovava sul palco poiché doveva parlare della “Cities of Asylum“, un’organizzazione che aiuta gli scrittori esiliati e perseguitati.

L’aggressione

L’attesa era grande: l’anfiteatro era pieno e tutti i biglietti erano già stati venduti con mesi di anticipo. L’autore era arrivato senza scorta, decisione che porta avanti da diversi anni, ed era seduto su una poltrona bianca rivolto verso il pubblico.

L’intervistatore aveva appena iniziato a presentarlo quando un uomo coperto al volto da una maschera è saltato sul palco colpendo ripetutamente sia lui che Rushdie.

L’autore è stato colpito 10 volte, causandogli danni al fegato, ai nervi di un braccio e il rischio di perdere un occhio. Da poco è stato staccato dal respiratore ed è in grado di nuovo di parlare.

L’aggressore, Hadi Matar, è stato arrestato ma non ha ancora rivelato i motivi dietro al violento gesto. Quello che è certo è che Rushdie è già da anni nel mirino degli ayatollah iraniani dopo la pubblicazione di “Versetti satanici“.

Ma ora vediamo perché il suo libro è motivo di così tanto odio.

La polemica dei “Versetti satanici”

Questo mese, il libro “Versetti satanici” scritto da Salman Rushdie ha compiuto il 30esimo anniversario. Ancora oggi, risulta essere uno dei libri più controversi della storia recente letteraria.

La sua pubblicazione causò diverse manifestazioni e proteste, alcune delle quali anche molto violente. L’anno seguente, il leader iraniano Ayatollah Khomeini emise una fatwa nei confronti dello scrittore.

Quest’ultima, si trattava di una sentenza religiosa che ordinava ai fedeli musulmani di uccidere Rushdie. Lo scrittore, nato in India da una famiglia musulmana ma poi cittadino nel Regno Unito, dovette nascondersi per molti anni. Tuttavia, dopo la morte di Khoimeini, il governo iraniano ha deciso di non eseguire la fatwa né di incoraggiare altri a farlo.

L’odio per il libro è nato per l’interpretazione fantasiosa della vita di Maometto, dando l’impressione che quasi derida alcune delle principali credenze musulmane.

Secondo i musulmani, il profeta Maometto è stato visitato dall’angelo Gibreel (Gabriel, in inglese) il quale, per 22 anni, gli ha recitato le parole di Dio. Quest’ultime vennero scritte diventando i versetti del Corano.

Nel romanzo, Rushdie sceglie tra i suoi personaggi Gibreel Farishta che ha una serie di sogni in cui diventa il suo omonimo, l’angelo Gibreel.

Tra i sogni citati prima, il protagonista incontra Maometto. Il nome scelto per Muhammed è provocatorio, infatti l’autore decide di chiamarlo Mahound, nome usato nel Medioevo dai cristiani che lo consideravano un diavolo.

Nel libro, Salman decide di mettere alcuni passaggi reali del Corano dove mettono gli uomini “a capo delle donne” e le opinioni sessiste di Mahound.

Per molti musulmani, questa interpretazione è meritevole d’odio poiché per loro il Corano è la parola letterale di Dio.

Durante un’intervista del 2015 Rushdie aveva dichiarato: “Perché non possiamo dibattere sull’Islam? È possibile rispettare le persone, proteggerle dall’intolleranza, pur essendo scettici sulle loro idee, anche criticandole ferocemente”.