arti aggiuntivi

Vi ricordate di Dr Octopus, il fantastico super-cattivo Marvel con i 4 tentacoli metallici attaccati alla schiena?
E se vi dicessimo che in un futuro non troppo lontano anche l’essere umano potrebbe riuscire a elaborare una tecnologia in grado di trasformarlo in Dr Octopus ci credereste?

La fantasia si è (quasi) trasformata in realtà.
Secondo uno studio dell’Università di Cambridge infatti le tecnologie sarebbero già presenti sul mercato e pronte ad essere utilizzate. La professoressa Tamar Makin infatti sostiene che il cervello abbia una straordinaria abilità ad adattarsi alla presenza di nuove parti del corpo. Lo studio condotto dall’Università infatti ha già dimostrato quanto sia facile per l’uomo adattarsi ad avere un terzo pollice controllato direttamente da alcuni sensori posizionati nei piedi. In soli 5 giorni di allenamento infatti circa 20 persone del gruppo di ricerca sono riuscite ad utilizzare il pollice aggiuntivo senza alcun problema. E aggiunge la Makin: “L’evoluzione non ci ha preparato ad usare una parte extra del corpo – il cervello dovrà adattarsi.”

L’aggiunta di arti dunque potrebbe diventare realtà nei prossimi 20 o 30 anni.

L’invenzione che potrebbe rivoluzionare la natura umana stessa. Di cosa si tratta?

Nel nuovo affascinante studio pubblicato su IEEE Spectrum, alcuni ricercatori statunitensi stanno cercando di perfezionare le tecnologie che permetteranno di avere un arto in più controllato direttamente da alcuni sensori inseriti nel cervello.

La nuova invenzione si chiama movement augmentation e per fare in modo che questo processo possa accadere, bisognerebbe coinvolgere l’elettromiografia (EMG), un metodo con il quale è possibile rilevare i segnali elettrici inviati dai neuroni spinali che vengono ricevuti dai muscoli scheletrici. Per tradurre questi segnali i ricercatori dell’IEEE hanno inventato un modulo di addestramento. Questo infatti riesce a creare una formula matematica, la quale – una volta decodificata – legge l’attività dei motoneuroni, permettendo quello che è il controllo mentale nell’effettivo, ma ad opera di un robot.

“Siamo rimasti sorpresi ed emozionati dalla facilità con cui si è riusciti a raggiungere questo grande primo passo verso la ricerca di un canale di controllo neurale separato dalle attività motorie naturali” – hanno scritto i ricercatori sulla pubblicazione IEEE – “eppure c’è ancora una vera montagna di lavoro da fare”.

Non è infatti chiaro se i nostri cervelli siano in grado di sviluppare tali adattamenti che nel tempo consentirebbero un controllo intuitivo sull’esterno, abituandosi quindi alla tecnologia come se essa fosse parte stessa del nostro organismo.


Ma i risultati sono senza alcun dubbio incoraggianti.